Cittadinanza? «No, non sa l’italiano». Ma lei fa l’interprete per il Tribunale

Istanza negata a Trieste a una 31enne croata. Il suo avvocato: «Nessun test. Per Salvini è ignorante»
Foto BRUNI TRieste 24.02.12 Prefettura Trieste
Foto BRUNI TRieste 24.02.12 Prefettura Trieste

TRIESTE «Accade oggi in Italia. A una giovane signora croata, della comunità italiana, che ha frequentato le scuole in lingua italiana nel suo Paese, che ha frequentato e si sta per laureare in un’Università italiana, che vive da 14 anni a Trieste dove, fra l’altro, ha fatto l’interprete per il Tribunale, è stata rifiutata la cittadinanza italiana perché “non conosce l’italiano”».

L’avvocato Gianfranco Carbone, un passato importante da politico e amministratore del centrosinistra, non riesce a credere e posta la sua denuncia sul profilo Fb. « L’imbarazzata funzionaria della Prefettura mestamente dice: “Gli uffici seguono ordini superiori” - continua l’avvocato, a cui si è rivolta la donna -. Chi ha dato quegli ordini si deve solo vergognare». «Accade oggi in Italia», al tempo del ministro degli Interni Matteo Salvini. La donna, che ha 31 anni e fa parte per l’appunto della minoranza italiana dell’Istria e vive da 14 anni in Italia, non merita la cittadinanza. La motivazione della Prefettura? Paradossale. Una questione di lingua. Non conosce la lingua di Dante. Viene usata come interprete dal Tribunale di Trieste e dalla Polizia di Stato, insomma, ma non conosce l’italiano. La donna si è diplomata al liceo classico italiano di Fiume.

Oggi ha 31 anni ed è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trieste, ha finito gli esami ed è prossima alla laurea. L’Italia è il Paese in cui vorrebbe vivere e per questo ha inoltrato la domanda di cittadinanza per residenza. La Croazia fa parte dell’Unione europea dal 2013 e per i cittadini di paesi dell’Ue il requisito per ottenere la cittadinanza italiana è risiedere in Italia da almeno quattro anni (14 sono evidentemente un po’ troppi...).

Il problema è che dal dicembre scorso c’è un altro requisito. Con l’entrata in vigore del Decreto sicurezza di Salvini, viene per legge richiesto: quello di conoscere la lingua italiana (un requisito che nel 2013 era stato tolto dal Governo Monti). Tutti i richiedenti devono infatti dimostrare con autocertificazione oppure copia autentica del titolo di studio di avere una conoscenza dell’italiano pari al livello B1 (quello intermedio), che possono aver acquisito anche in scuole accreditate dal nostro Paese. Non certo il problema di chi l’italiano lo parla dalla nascita alla pari del croato. In realtà nessuno ha valutato il suo italiano. Non c’è alcun esame o colloquio in lingua. «Non ha sostenuto alcun test. Dichiarata ignorante per ordini superiori, quelli di Salvini», denuncia l’avvocato Carbone, che ha intenzione di procedere contro il ministero dell’Interno: «Faremo una diffida alla revoca del provvedimento in autotutela evidenziando l’ illegittimità».

La vicenda è ormai diventata di dominio pubblico e sarà oggetto anche di un’interrogazione urgente a Salvini da parte della deputata del Pd Debora Serracchiani: «Si tratta di una situazione incresciosa. Un’interpretazione abnorme e sproporzionata, nonché irragionevole, dell’applicazione della nuova normativa. Appare davvero singolare che una cittadina che vive e lavora a Trieste da oltre 14 anni, con la maturità classica e in procinto di laurearsi in Giurisprudenza a Trieste, che lavora come traduttrice dal croato all’italiano per un Tribunale italiano, non conosca la nostra lingua». «Una vicenda che svela la follia arbitraria del decreto Salvini», denuncia Pippo Civati: «Una ragazza che conosce più lingue, italiano compreso, ha visto respinta la richiesta di cittadinanza perché non conoscerebbe l’italiano». Da non credere».—


 

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