«Città metropolitana? Gli abitanti a Trieste sono troppo pochi»

Il sottosegretario Gianclaudio Bressa: «La dimensione può essere solo regionale. Nessun attacco alla specialità»

TRIESTE Nel 2005 Gianclaudio Bressa scrisse “Quel pasticciaccio brutto della riforma costituzionale. 164 motivi per non volerla”, pamphlet che demoliva «il compromesso politico necessario a tenere insieme Forza Italia, Lega Nord e Udc». Quella approvata dal governo Renzi, assicura il sottosegretario agli Affari regionali, «è invece una vera riforma costituzionale, che da un lato centra l’obiettivo di superare il bicameralismo, dall’altro rivede la riforma del Titolo V semplificando il rapporto legislativo tra Stato e Regioni». Una riforma, altra garanzia, che non tocca le “speciali”: «I timori che Regioni e Province autonome possano perdere alcune delle loro prerogative sono del tutto infondati. Sconfinano, a volte, nel campo delle sciocchezze».

Sottosegretario, dal “pasticciaccio brutto” alla riforma Renzi. Cos’è cambiato?

Si è passati da un insostenibile fritto misto alla concreta e coerente acquisizione della giurisprudenza costituzionale degli ultimi anni.

Massimo Cacciari sostiene invece che manca la revisione complessiva del sistema istituzionale.

Ognuno la pensa come vuole. Credo che il problema della crisi del regionalismo dipenda dalla debolezza non della Costituzione, ma della politica regionale. Da troppi anni le Regioni a statuto ordinario hanno smesso di fare ciò che costituzionalmente sono chiamate a fare: grandi attori di politiche pubbliche in un confronto tra Stato e territori.

E le “speciali”?

Sono non a caso le uniche Regioni che, con più o meno virtuosità, esercitano fino in fondo il proprio ruolo.

La specialità ha dunque ancora ragione di esistere?

Gli statuti speciali, eccetto quello del Friuli Venezia Giulia che è successivo, precedono la Costituzione. Come osservava il professor Paladin, la Costituzione ha preso atto e interiorizzato la dimensione dell’autonomia speciale.

Eppure in Fvg opposizione e autonomisti lanciano più di un allarme sugli effetti della riforma anche sulla specialità.

Non so come si possano affermare cose del genere. La riforma non tocca in alcun punto l’autonomia speciale. C’è inoltre una clausola di salvaguardia che prevede, per la revisione degli statuti, un’intesa tra Stato e Regioni. Infine si consente alle “speciali”, con legge rinforzata al Senato, di acquisire ulteriori funzioni legislative. Affermare che la specialità ne risulti indebolita è pura propaganda. Anzi, è una bugia sulla quale si vuol fare propaganda.

La presidente Serracchiani è intervenuta garantendo che non ci saranno problemi neanche per la Protezione civile, conferma?

Nessun dubbio. Non è nemmeno necessario inserire la materia all’interno dello statuto. Non c’è alchimia possibile che possa sottrarre la Protezione civile al Fvg.

Il riparto di competenza legislativa riguarda solo le Regioni ordinarie. Quale sarà il prossimo passaggio che interessa invece le “speciali”?

Non è stato affrontato nella riforma, ma è un tema di cui già si sta discutendo: rendere effettiva la possibilità della revisione degli statuti. L’attuale procedura, con rare eccezioni, non ha prodotto alcuna modifica. C’è la necessità che gli statuti si adeguino all’evoluzione dei tempi e delle normative.

Su quali fronti si potrebbe procedere alla modifica?

In primis sulle norme di attuazione, da rendere una procedura certa. E poi sulle funzioni legislative, sulle modalità di organizzazione interna, sul modo di agire amministrativamente, sull’interlocuzione attiva con la Ue. Certo, nessuno chiederà di perdere le funzioni che possiede.

Durante il dibattito è stato approvato, con parere favorevole del governo, un odg per la riduzione delle Regioni. Che peso può avere?

Il peso di un odg, e quindi nessun valore normativo. Anche in questo caso tanto clamore per nulla. All’ottavo comma dell’articolo 117 si prevede che “la legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni”. Se Emilia Romagna e Toscana volessero ad esempio fare una Macroregione appenninica, potrebbero già aprire il cantiere. Si tratta di un procedimento che interessa le sole ordinarie.

Quindi è fuori luogo il timore di una Macroregione del Triveneto?

Una sciocchezza. A meno di non cambiare l’ispirazione complessiva della Costituzione, la dimensione delle Regioni a statuto speciale non può essere messa in discussione. A parte il fatto che non si capirebbero le ragioni del Veneto, una regione di 5 milioni di abitanti che non ha bisogno di macroregionalizzarsi con nessuno.

Il Fvg, prima di tutti, può riuscire a cancellare le Province. Un’altra prova a favore della specialità?

Con le Uti il Fvg ha attuato la Delrio. Questo e il passo successivo della modifica statutaria vanno nella direzione delle grandi riforme di semplificazione dell’architettura istituzionale.

Serracchiani: «Dico no alla città metropolitana»
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Trieste divide con Udine il ruolo di capoluogo regionale? Può recuperarlo con la città metropolitana?

In Fvg, visto il numero degli abitanti, la dimensione metropolitana può essere solo regionale. È l’unico modo per sostenere il confronto con le altre realtà metropolitane. E dunque il problema non è se oggi Trieste divida con Udine il ruolo di capoluogo, ma quali siano le vocazioni delle singole città.

Quali per Trieste?

Lo hanno chiarito le scelte della giunta Cosolini. Alla tradizionale vocazione alla ricerca, si è aggiunta la valorizzazione di un porto che ha valenza nazionale, non certamente solo locale.

Lei ha incontrato Serracchiani anche sull’operazione “in house” di Autovie Venete per il rinnovo della concessione autostradale. A che punto è la trattativa?

Gli Affari regionali sono il “luogo” in cui si concretizza l’intesa. Da quanto mi risulta è imminente la definizione della convenzione da sottoscrivere tra ministero dei Trasporti e Regioni interessate.

Lo Stato deve ancora versare al Fvg 120 milioni per un’opera ritenuta strategica. Ci sono intoppi nell’iter del finanziamento?

Trattandosi di una priorità, come tale dovrà essere trattata.

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