Cisint in Procura con un esposto-querela: «Sui social attaccano me e i magistrati»
MONFALCONE Ieri i lavori del Consiglio hanno preso avvio con una comunicazione del sindaco non “ordinaria”. Anna Cisint, assistita dall’avvocato Caterina Belletti, ha reso partecipe l’assise di un esposto-querela a sua firma depositato in Procura a seguito di «un fatto che ritengo abbastanza grave di cui sono venuta a conoscenza». L’accadimento si è verificato sulla piazza virtuale dei social. In merito Cisint ha menzionato due persone, solo una delle quali nota in città perché rivestì sotto la giunta Pizzolitto incarico di assessore alla Cultura: Stefano Piredda. Nel rendere pubblici i nomi, però, Cisint si è attirata le critiche di Cristiana Morsolin de La Sinistra, poiché il passaggio della seduta, diffusa in streaming, che tirava le due persone in ballo «si sarebbe dovuto secretare» ai sensi di Statuto. Solidarietà a Cisint, invece, dal grillino Gualtiero Pin. Mentre Piredda, interpellato, non solo respinge l’accusa su un suo presunto ruolo di istigatore, ma si riserva di adire a vie legali nel caso in cui si sia commessa irregolarità in Aula.
«Non si tratta – ha detto ieri Cisint ai consiglieri – di attacchi alla mia persona, ci sono abituata e ho già comunicato come sono stata costretta a procedere. Questa volta si è colpito un potere dello Stato». Cioè «una bandiera da tutelare anche oltre il dettame della Costituzione». In pratica «dopo l’iniziativa di donare alle scuole un presepe il popolo dei leoni da tastiera si è scatenato con ogni sorta di dileggio e frasi diffamanti nei miei confronti». Immagini della prima cittadina «con le corna da bue», poi anche «filastrocche». «A un certo punto – così Cisint – sulla mia bacheca, di fronte ai commenti che si andavano sviluppando, uno degli organizzatori di quel gruppo, il professor Piredda, apriva le danze». E in seguito una donna, nominata nella seduta, «al grido di querelate la Cisint» aggiungeva un commento ritenuto da Cisint offensivo verso la magistratura, in sostanza argomentando che sarebbe bastato mandare «i primi tre screenshot a l’ultimo dei... dei pm per farla tacere». «Sia chiaro – sempre Cisint – che stigmatizzo senza se e senza ma queste affermazioni». «Tuttavia – ha proseguito – è evidente che vi è la certezza che la Magistratura, e qui sta la gravità, possa essere ben disposta nell’assumere provvedimenti ostili nei confronti di un amministratore di centrodestra, ancora di più se della Lega». Cisint è «lontana» da tali pensieri, «l’articolo 104 della Costituzione sancisce l’indipendenza della magistratura». Sicché questa «non è una critica», in democrazia legittima, poiché si fa «intendere che la Magistratura possa essere al servizio di una parte politica». E da pubblico ufficiale «devo segnalarlo».
Fin qui l’aula. Nell’esposto si chiarisce che il gruppo di cui si parla è “Vergognarsi (di chi governa Monfalcone)” e il post in questione un testo di Piredda dell’11 novembre, in cui, citando Hawthorne (Lettera scarlatta), linka un’intervista Rai a Cisint sulla controffensiva legale agli haters del web, e scrive: «Segnalati tutti». Alla Procura è chiesto infine «il sequestro preventivo ai sensi dell’art. 321 del Codice di procedura penale della pagina Fb “Vergognarsi (di chi governa Monfalcone)”».
Intanto Piredda così replica: «Non commento le sciocchezze di Cisint, fermo restando che avrebbe dovuto secretare la seduta quando ha tirato in ballo privati cittadini. Io infatti non ho più in tasca tessere politiche, ma solo quella dell’Ami dove svolgo volontariato. Quindi mi riservo di vedere se è stato commesso un abuso, nel qual caso contro-querelerò. Perché io non sono uno di quelli che sta fermo a guardare e se Cisint pensa di intimidirmi ha trovato la persona sbagliata». Piredda che ha smentito di essere amministratore del gruppo non nega di «aver fatto guerra al sindaco per 3 anni», promuovendo petizioni e iniziative, senza lesinare critiche per esempio in occasione del prologo alle cerimonie della Liberazione nel 2018, «ma sempre come cittadino». Quindi «quereli chi le pare», ma «ricordi che la denuncia è l’ultima risorsa per un politico». –
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