Cisint: «Chiameremo Hannibal la scuola dei maestri d’ascia»

il caso
Il sindaco Cisint affida a un post sul suo profilo Facebook la sua posizione sul caso Hannibal: «Sono ovviamente orgogliosa che il nome di Monfalcone possa correre in ogni dove nel mondo attirando anche investimenti e occasioni di lavoro e di sviluppo che lì, in quel marina in questi ultimi anni, sono state forse perse. È ovvio però che proporrò alla proprietà il mantenimento anche del nome storico Hannibal accanto a Monfalcone. In ogni caso, a prescindere, colgo l’occasione anche per annunciare che un progetto bellissimo che stiamo costruendo da tempo, fatto di amore per costruzione delle barche, per la lavorazione in legno e per la cultura della navigazione, porterà proprio questo nome per noi molto importante: la scuola dei maestri d'ascia: Hannibal». Il sindaco guarda avanti, ma si infittisce la schiera di chi vorrebbe fosse maggiormente rispettata la memoria di Annibale Pelaschier, al quale si deve il nome del Marina e che la nuova proprietà Red Bull intende cancellare dal nome ufficiale.
Dice il sindaco che proporrà alla proprietà di affiancare il nome Hannibal a Monfalcone, ma va ricordato che oltre la proposta non può andare in quanto è una faccenda privata della proprietà. La memoria è soprattutto una forma di rispetto e in questo caso il rispetto per Annibale e il suo socio e amico Sergio Sorrentino è decisamente venuto meno. Per ragioni che possiamo intuire hanno indotto i nuovi proprietari a spogliare la città di uno dei suoi simboli più cari, un campione ma prima di tutto un uomo che si è sempre fatto ben volere. Maestro d’ascia anch’esso, Annibale Pelaschier è stato olimpionico e pluricampione nella classe Dragone. Furono lui e Sorrentino a strappare alla melma del bacino quel pezzo di terra che dagli anni Sessanta conosciamo come Marina Hannibal.
Si vede che anche per i ricordi è tempo di prepensionamento. Ci abitueremo e sopravviveremo senz’altro al nuovo nome, ma spesso è il modo con cui si vuole cambiare il mondo che dà fastidio. —
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