Cisint-Altran: Monfalcone sceglie la sua sindaca

La scelta fra le due candidate attesa da entrambi gli schieramenti per delineare gli scenari futuri in vista del 2018. Il centrosinistra in rincorsa anche a Codroipo
le schede elettorali
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UDINE. Si vota. O meglio, si rivota. A Monfalcone e Codroipo il centrodestra ha dominato, ma vincere al primo turno non è bastato. E oggi, urne aperte dalle 7 alle 23, chi sta in testa dovrà ricontare i voti da zero e chi sta dietro potrà sperare fino all'ultimo in una rimonta certo non facile, ma comunque non impossibile.

I cittadini chiamati al ballottaggio saranno 36.028: 21.271 i monfalconesi, 14.757 i codroipesi. Non tutti risponderanno, anzi. Il calo di affluenza è stato già vistoso due settimane fa. Nella città cantierina si sono contati 10.942 votanti, il 51,4% degli aventi diritto (quasi 13 punti in meno del 2011, 64,2%). mentre a Codroipo si è registrata una percentuale più alta: 57,3% (63,8% cinque anni prima). Da parte dei quattro candidati, non a caso, gli ultimi appelli hanno riguardato la presenza al voto. I numeri servono sia a chi vuole riaffermare il vantaggio, sia a chi spera di convincere indecisi e astensionisti. Dopo di che, nessuna sorpresa, a stare meglio è chi parte davanti, e non di poco. A Monfalcone Anna Maria Cisint, la candidata del centrodestra, ha contato 5.256 voti (49,5%) contro i 3.612 (34,0%) dell'uscente Silvia Altran. A Codroipo scarto ampio, e sempre a favore del centrodestra, pure per Fabio Marchetti (3.926 voti, 47,4%) su Alberto Soramel (3.107 voti, 37,5%).

Prima della partita madre del 4 dicembre con lo scontro epocale tra Sì e No alla riforma costituzionale, le due parti si giocano una sfida comunque non di poco conto per gli scenari politici del Friuli Venezia Giulia. Il centrosinistra, in particolare, è con le spalle al muro. In un 2016 horribilis, la coalizione a traino Pd ha perso Trieste e Pordenone prima, Ronchi poi e rischia ora di cedere una città storicamente di sua proprietà come Monfalcone. Andasse davvero così, si riaccenderebbe il dibattito interno e, con ogni probabilità, si andrebbe a una resa dei conti certo non di buon auspicio in vista del referendum. Più di tutti, inevitabilmente, rischia Antonella Grim, la segretaria regionale Pd messa in discussione non solo dalla minoranza del partito ma anche, tra i sussurri, da qualche esponente renziano. Grim, del resto, è il capro espiatorio più comodo, come lo è stato in primavera Nerio Nesladek a Trieste.

Tutt'altra storia, evidentemente, se il centrosinistra riuscisse nell'impresa di ribaltare il confronto a Monfalcone e centrasse pure il colpo a Codroipo. Si farebbe in fretta a dimenticare quanto accaduto da giugno a ottobre, Grim resterebbe saldamente in sella e sarebbe facile fare fronte comune per l'ultimo sforzo verso il Sì alle modifiche della Carta.

Ragionamenti opposti a centrodestra. Se si vincerà in entrambi i Comuni, non mancherà chi interpreterà il risultato come un altro schiaffo alle politiche della giunta regionale, un «avviso di sfratto», sono le parole usate in passato. E si rafforzeranno i progetti di costruzione di una coalizione, in vista del 2018, che tenga uniti tutti i partiti di un'alleanza che ha ritrovato compattezza proprio sul terreno delle amministrative. Andasse male, invece, sia a Monfalcone che a Codroipo, il centrodestra si ritroverà d'improvviso davanti a un inatteso stop. Un pareggio per uno a uno, infine, accontenterebbe il centrosinistra, specie se la vittoria si concretizzasse tra i cantieri.

Non resta che attendere poche ore. In una domenica, tra l'altro, in cui pure a Gemona e Montenars e a Manzano e San Giovanni al Natisone (un totale di 59.220 aventi diritto) i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi con referendum consultivo sulle fusioni (non è previsto quorum, ma serve il Sì in entrambi i Comuni interessati). Alla chiusura dei seggi seguirà lo scrutinio delle schede e dunque già nelle prime ore della notte Monfalcone e Codroipo conosceranno il nome del nuovo (o vecchio) sindaco. A dare solide speranze a chi sta davanti, tuttavia, è la storia dei ballottaggi in regione. Dal 2001 (da quando cioè la Regione, con la Legge 9/2001, ha previsto il secondo turno nei soli comuni con più di 15mila abitanti) solo due volte su quindici si è concretizzata la rimonta. È accaduto proprio nel 2001 a Pordenone, con Sergio Bolzonello in recupero e sorpasso su Alberto Scotti, e nel 2006 a Roberto Cappuzzo (centrosinistra) alle comunali di Sacile. Da allora, e sono passati dieci anni, nessuno ha più saputo ribaltare l'esito del primo turno in Fvg. Gli ultimi sconfitti sono stati Roberto Cosolini a Trieste e Daniela Giust a Pordenone lo scorso 19 giugno.

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