Cirinnà: «Nozze gay, il Comune di Trieste è fuorilegge»

La senatrice Pd, autrice della norma, punta il dito contro le iniziative della giunta Dipiazza. «Imporre spazi, giorni e orari diversi è semplicemente illegale. Chi vorrà potrà fare ricorso al Tar»
La senatrice Monica Cirinnà
La senatrice Monica Cirinnà

TRIESTE. «Il sindaco non ha nessuna possibilità di scelta. Deve applicare. Punto. Ci sono anche altri Comuni che stanno facendo questo, ma stanno facendo una cosa contro la legge. Il comma 20 della legge 76/2016 prevede in modo esplicito che in qualunque atto normativo ricorra la parola coniuge, coniugi o matrimonio: esso si applica anche alle unioni civili. Inclusi i regolamenti comunali». La senatrice del Pd Monica Cirinnà, la signora delle unioni civili, non ha dubbi sull’interpretazione della legge che porta il suo nome.

 

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Davide Zotti

 

E non ha dubbi nel definire illegittimo (o meglio ancora «fuorilegge») il comportamento del Comune di Trieste che ha negato la sala matrimoni alle unioni civili prevedendole solo in orario d’ufficio in giorni feriali nella stanzetta dei divorzi brevi (che è anche quella dove si giura sulla cittadinanza italiana). Il 4 agosto scorso l’agguerrita senatrice dem era intervenuta contro il Comune di Piacenza, a guida Pd, che aveva negato la sala di Palazzo Farnese alle unioni civili. «Nessun sindaco - continua Cirinnà - può fare come gli pare con opzioni di giorni o di sale».

Quello di Trieste, insomma, sarebbe un “atto discriminatorio” come denunciato per primo da Davide Zotti (Arcigay) che si è visto rifiutare la sala matrimoni di piazza Unità per registrare la sua unione civile con il compagno Claudio Bertocchi. «È un atto discriminatorio ed è anche un atto illegale - continua la senatrice -. Chi vorrà potrà fare ricorso al Tar o ad altra magistratura».

 

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Non è giusto distinguere “bene le due cose”, come sostiene il capogruppo della Lega a Montecitorio Massimiliano Fedriga, visto che “l’unione civile non è il matrimonio”. «La mia legge non parla né di sale né di giorni. Parla semplicemente di un tipo di celebrazione diversa. Invece di leggere gli articoli del codice civile sul matrimonio, si leggono gli articoli dal 9 al 12 della Cirinnà. Ogni atto diverso è discriminatorio. Non sono io a dirlo. Franco Frattini (ex ministro degli Esteri, ndr), presidente del collegio del Consiglio di Stato, sezione controllo atti amministrativi, che non è certo un pericoloso comunista, ha dichiarato in un’intervista che “in ogni comune si dovranno fare le unioni civili”. Se un sindaco non vuole, o non se la sente, può al massimo delegare un assessore, un consigliere o un privato cittadino. Il comma 20 della legge è obbligatorio e va applicato».

 

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E chi non lo fa? «Chi non lo fa discrimina e si becca il ricorso al Tar piuttosto che alla magistratura e viene condannato. E i sindaci condannati in via definitiva, con la legge Severino, diventano incandidabili. Voglio proprio vedere quanti sindaci sceglieranno di saltare dalla poltrona per discriminare su una sala dei matrimoni». Nel caso di Trieste sono in ballo il sindaco Roberto Dipiazza e il vicesindaco leghista Pierpaolo Roberti entrambi contrari a celebrare le unioni civili e pure a concedere la sala matrimoni. «Se nel regolamento del Comune di Trieste c’è scritto che i matrimoni si fanno tutti i giorni in quella sala, questo vale anche per unioni civili» assicura Cirinnà.

Si tratta di una norma di equivalenza. Eppure l’assessore competente Michele Lobianco sostiene di seguire alla lettera «né più né meno le leggi, le norme e i regolamenti». Starà mentendo? «L’assessore non sta rispettando la legge, sta violando la legge» aggiunge la senatrice Cirinnà che poi, involontariamente, punge sul vivo il sindaco del fare Dipiazza.

 

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«Probabilmente questi sindaci che non brillano per aver fatto chissà quali meraviglie, stanno cercando di ottenere visibilità ad agosto con la mia legge. In modo furbetto. È una squallida strumentalizzazione del sano e giusto desiderio di persone di coronare il loro sogno d’amore in modo civile. A molti ragazzi io dico: lasciateli perdere questi sindaci e andate a sposarvi in posti dove sono tutti più friendly. Non dategli la soddisfazione di essere discriminati. Non date a questi la soddisfazione di rovinarvi uno dei giorni più belli della vita» aggiunge la senatrice. Prima di concludere in modo lapidario: «I sindaci che fanno una cosa così squallida, così triste, così brutta si qualificano da soli. Le coppie di giovani uomini e donne che si amano se lo ricorderanno il giorno delle elezioni. Dietro a queste unioni civili ci sono famiglie, mamme, zie e nipoti. Alla fine hai impedito a una famiglia un giorno di festa e di felicità. Non hai fatto una bella cosa. Per fortuna sono una minoranza. E alla fine - conclude Cirinnà - la storia li seppellirà».

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