Cirillico a scuola, esplode il caso in Croazia

Fa discutere la proposta lanciata dal rettore dell’Università di Zagabria: «Un modo per eliminare le tensioni fra etnie»
Un oppositore alla reintroduzione del cirillico nel programma scolastico della Croazia (foto da delo.si)
Un oppositore alla reintroduzione del cirillico nel programma scolastico della Croazia (foto da delo.si)

ZAGABRIA. L’idea la teneva dentro di sè da parecchio tempo. Ma adesso proprio non ne poteva più e così ha “approfittato” di un colloquio con il quotidiano Jutarnji list per rendere pubblico il suo pensiero. Stiamo parlando del rettore dell’Università di Zagabria, Damir Boras il quale sostiene che l’insegnamento del cirillico dovrebbe tornare ad essere materia obbligatoria di studio nelle scuole della Croazia. Cirillico che, secondo Boras, rappresenta la scrittura storica della Croazia e il cui insegnamento potrebbe anche smussare gli angoli della furiosa polemica politica che è scoppiata dopo l’esposizione a Vukovar, città martire della Croazia nella Guerra patria (1991-1995), di cartelli bilingui sugli edifici pubblici come previsto, tra l’altro, dalla stessa Costituzione del Paese ex jugoslavo. Ma Boras non si è fermato qui. Secondo il suo pensiero se il cirillico dovrebbe tornare ad essere materia obbligatoria d’insegnamento, a essere facoltativo dovrebbe essere quello relativo al glagolitico, la seconda scrittura storica croata.

«Su questa cosa - ha spiegato il rettore dell’ateneo di Zagabria - non bisogna costruire interrogativi politici, bisogna gestire il cirillico come un fatto compiuto. Si tratta di una scrittura croata, che è anche scrittura serba, ma è anche la scrittura di altri popoli e su questo non bisogna scatenare tensioni. Proprio grazie all’insegnamento del cirillico nelle scuole questo diventerà lingua popolare e non ci saranno più tensioni». Con l’uso del cirillico, poi, si darebbe alla maggioranza una nuova possibilità di comunicare con le minoranze nazionali presenti in Croazia, ma anche con i Paesi vicini che usano questa lingua con la Serbia su tutti, ma anche il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina. Secondo il Boras pensiero non è stata una decisione intelligente quella presa negli anni Novanta, sull’onda dell’indipendenza appena conquistata dalla Croazia, di abolire l’insegnamento del cirillico.

La, a nostro avviso, intelligente proposta del rettore dell’Università di Zagabria non sembra però avere molte possibilità di successo. Secondo il vicepremier del neonato governo croato, Tomislav Karamarko, nonchè leader dei nazionalisti dell’Hdz, il cirillico potrebbe tornare nei programmi di studio croati unicamente come materia facoltativa, l’obbligatorietà è assolutamente improponibile. Non la pensa come il suo “capo”, invece, il presidente del Sabor (Parlamento) croato, Želko Reiner (Hdz) il quale ha dichiarato che la proposta del rettore potrebbe essere considerata nel dibattito sul curriculum scolastico. Bisogna valutare, ha detto Reiner, che cosa il cirillico sarà in grado di portare agli studenti e se, la sua conoscenza, riuscirebbe a smussare le tensioni sociali. Alla fine però lo stesso presidente del Sabor ammette che il cirillico fa parte della cultura croata e che la sua abolizione dai programmi scolastici è stata un errore.

L’idea del rettore dell’ateneo della capitale croata sfonda porte aperte in casa del deputato del Partito democratico serbo indipendente (Sdss), Milorad Pupavac il quale è convinto che il fine di una siffatta proposta è di «confermare quella che è una verità storica e di cancellare le tensioni etniche che dietro di essa si celano», ma, al contempo, reputa che molto difficilmente la voce di Boras troverà ascolto nel mondo politico e istituzionale della Croazia, seppur abbia ricevuto l’adesione dei docenti universitari della facoltà di filosofia dell’Università di Zagabria.

Ma c’è chi, da un punto di vista maledettamente pragmatico, considera che la conoscenza del cirillico potrebbe avvicinare la Croazia a Paesi come la Russia, la Bielorussia, l’Ucraina e la Bulgaria, tutti mercati molto interessanti per stringere nuovi rapporti d’affari.

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