Ciriani: «Messo in sicurezza il Rosandra»

L’ex assessore regionale ha deposto al processo sostenendo che in quel periodo era necessario un intervento sul torrente
L'allora assessore regionale Luca Ciriani durante un sopralluogo in Val Rosandra
L'allora assessore regionale Luca Ciriani durante un sopralluogo in Val Rosandra

«Ho sempre difeso l'operato della Protezione Civile e dei suoi volontari sui quali non ho mai avuto nessun dubbio di serietà e professionalità. Era necessario intervenire per la messa in sicurezza dell'alveo del torrente Rosandra ed è per questo che ho dato il mio consenso politico all'operazione». Così l'ex assessore regionale Luca Ciriani nel corso dell'udienza al Tribunale di Trieste nell'ambito del processo per quello che è conosciuto come “lo scempio” della Val Rosandra, avvenuto ormai quasi tre anni fa, esattamente tra il 24 e 25 marzo del 2012. Ciriani, assistito dall'avvocato Caterina Belletti, è stato chiamato a deporre davanti al giudice Marco Casavecchia, insieme a Guglielmo Berlasso e Cristina Trocca, rispettivamente direttore generale e funzionario della Protezione Civile, tutti accusati a vario titolo di «distruzione dell'habitat di un sito protetto».

«L'operazione riguardava un intervento complesso realizzato in 13 diversi comuni e nasceva in un contesto generale di grande preoccupazione oltre che di grande emergenza per quello che era accaduto su tutto il territorio nazionale sul fronte ambientale a causa di frane e alluvioni» - ha spiegato Ciriani -. «Eravamo dunque di fronte ad una sentita esigenza di messa in sicurezza del territorio supportata da una forte pressione da parte dei vertici istituzionali e locali di fare prevenzione e l''intervento in Val Rosandra si inseriva proprio in questo contesto.

Val Rosandra devastata, Ciriani a giudizio
Paolo Giovannini, Trieste 01/04/2012, Val Rosandra, Assemlea.

Dall'amministrazione comunale di San Dorligo era arrivata una segnalazione di grave pericolo in zona: situazione di rischio che è stata poi accertata dai sopralluoghi dei tecnici incaricati». Una operazione che è stata definita di «prevenzione» da Cristina Trocca, funzionario della Protezione Civile: «Nella richiesta del Comune di San Dorligo, corredata da una planimetria del luogo, si parlava di una vegetazione abbondante che andava ad ostruire l'alveo del torrente Rosandra e veniva previsto il taglio della stessa vegetazione, anche di alto fusto, per ragioni di pericolo per la pubblica incolumità» - ha affermato Trocca -. «Nel corso dei successivi sopralluoghi effettuati dai tecnici della Protezione Civile e del Comune di San Dorligo, è stata accertata questa situazione di pericolo ed è stato deciso di ampliare l'area dell'intervento». Niente interrogatorio ma solo dichiarazioni spontanee per il direttore della Protezione Civile Guglielmo Berlasso che ha rimarcato «l'attenzione che da sempre la Protezione Civile porta avanti per garantire l'incolumità delle persone». L'avvocato di parte civile Alessandro Giadrossi ed il pm Antonio Miggiani hanno poi presentato la richiesta di perizia per accertare se vi sia stata una compromissione ambientale e se sussistevano ragioni di somma urgenza che legittimavano l'intervento. Il giudice si è riservato di accogliere la richiesta aggiornando l'udienza del processo al 15 dicembre.

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