Cinque Stelle e Punto franco: Prodani a un passo dall’uscita
Voglio passare le feste in famiglia senza pensarci, per poter poi decidere a mente fredda perché le decisioni che prenderò potrebbero essere molto dolorose». Il Porto Vecchio di Trieste ha portato il deputato triestino Aris Prodani a un passo dall’uscita del Movimento 5 Stelle. I due emendamenti che aveva preparato, su questioni evidentemente prettamente territoriali, non sono stati ammessi dal suo stesso partito per cui, per far sentire la propria voce, Prodani ha dovuto accodarsi a quello del leghista Massimiliano Fedriga, firmato anche dalla forzista Sandra Savino, «mettendo agli atti che sono stato costretto a farlo perché il mio gruppo non ha presentato le modifiche concordate col territorio». «Il secondo dei miei emendamenti - spiega Prodani - prevedeva sì il passaggio di parte del Porto Vecchio dal Demanio marittimo al patrimonio del Comune, ma mantenendo comunque su tutta l’area (anche su quella passata al Comune) il regime di Punto franco perché sono convinto che solo con questa prerogativa si possono attrarre investitori. La nostra capogruppo in Commissione Bilancio però, Laura Castelli, ha ritenuto di vedere in questo emendamento una presa di posizione a favore della privatizzazione dell’area e lo ha cassato affermando che: “è contrario alla nostra linea politica”. Ma non esiste una linea politica nazionale del Movimento sul Porto franco di Trieste - contrattacca Prodani - sono questioni squisitamente territoriali che devono essere decise dal territorio. Per questo avevo preparato gli emendamenti assieme ai nostri due consiglieri comunali di Trieste. A Roma certamente non sanno cosa sia l’Allegato ottavo per cui anche ammesso che la Castelli sia incorsa in un malinteso è inaccettabile che una capogruppo in Commissione blocchi l’emendamento di un parlamentare».
Sottoscrive tutto il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli. «L’emendamento proposto da Prodani che si era confrontato con noi è stato interpretato da Laura Castelli come una volontà mascherata di vendere il porto. È assurdo che una capogruppo in Commissione possa però decidere la cancellazione di un emendamento. Purtroppo non c’è niente da chiarire a livello nazionale, con Casaleggio mi sento spesso: qui si è trattato dell’errore di una persona, Castelli appunto. Non voglio minimizzare quanto accaduto perché è successo un fatto molto grave nei confronti di un parlamentare della Repubblica. Mi auguro però che Prodani non lo consideri la goccia che fa traboccare il vaso e che rimanga a combattere all’interno del Movimento».
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