Cinquanta portuali a rischio per una lite sui giubbotti

I soci della fallita Coop Primavera chiedono 120mila euro per i costi di lavaggio ma Delta Uno minaccia di mollare tutto
Le proteste del 2011 dei lavoratori della Cooperativa Primavera
Le proteste del 2011 dei lavoratori della Cooperativa Primavera

Cinquanta posti di lavoro in pericolo in porto per una querelle sul lavaggio delle tute degli operai, in particolare dei giubbetti rinfrangenti di protezione. I soci della fallita Cooperativa Primavera, il cui ramo d’azienda, dopo una serie di scioperi e manifestazioni, nel 2011 è stato preso in affitto dalla Delta Uno srl, hanno presentato a quest’ultima il conto del lavaggio eseguito in proprio: 120mila euro. Richiesta che ha mandato su tutte le furie proprio la Delta Uno, società di proprietà dello stesso terminalista del Molo Settimo, Pierluigi Maneschi e di cui è amministratore delegato Bruno Podbersig, che, sentendosi tradita per aver salvato nel 2011 i cinquanta portuali dalla disoccupazione, ha minacciato di restituire il ramo d’azienda al curatore fallimentare della Primavera, l’avvocato Massimo Simeon che, quando questo accadrà, non potrà far altro che licenziare tutti i cinquanta dipendenti. Il contratto d’affitto scade il 31 agosto 2017 e, a parte possibili rescissioni anticipate, il curatore fallimentare ha già fatto sapere che le trattative per quello che si prospettava come un probabilissimo acquisto sono ora state interrotte.

“Primavera” fallita Ma 58 già assunti dalla Delta-Uno
Foto BRUNI Trieste 05 05 2011 Coop.Primavera manifesta davanti Autorità Portuale

Simeon ha messo dunque in guardia sulle intenzioni di Delta Uno sia l’avvocato Nicola Sponza che rappresenta i lavoratori che hanno presentato la richiesta di risarcimento sia i responsabili sindacali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl mare. Oggi si svolgerà anche un confronto diretto tra i sindacalisti e il curatore fallimentare. Nella lettera inviata a Sponza, Simeon riguardo alla richiesta dei 120mila euro (il conteggio deriverebbe da una spesa mensile di 80 euro che è gravata su ogni singolo dipendente per molti mesi) la bolla come un’iniziativa che «a prescindere dal merito delle ragioni» può determinare «una situazione di conflittualità idonea a pregiudicare le trattative che il Fallimento sta conducendo con l’affittuaria per la vendita dell’azienda: un tanto non solo nell’interesse della procedura, ma anche e soprattutto dei dipendenti, visto che l’esito infausto di tali trattative significherebbe con tutta probabilità l’immediato avvio delle procedure di licenziamento».

L’iniziativa dunque, secondo il curatore fallimentare, sarebbe «assolutamente sbagliata nei tempi, nei modi e nei toni». La questione è comunque più complessa poiché dalla parte dei dipendenti potrebbero esservi dei regolamenti che imputano all’azienda l’obbligo del lavaggio delle tute mentre c’è sul tappeto anche un’altra questione perché gli stessi lavoratori starebbero ora anche facendo resistenza alla stipulazione dei contratti di solidarietà.

Nella stessa lettera però il curatore fallimentare si riferisce anche a un precedente incontro avuto con l’avvocato Sponza in cui aveva sottolineato che «la procedura di cessione dell’azienda prevede la stipulazione di un accordo sindacale nel corso del quale i dipendenti potranno riversare le loro istanze e contestazioni».

Chiarissimo un passaggio messo nero su bianco nella lettera dallo stesso curatore fallimentare: «La conseguenza di questa iniziativa - scrive Simeon - è stata l’immediata interruzione delle trattative in corso con l’affittuaria, che Delta Uno ha sospeso, comunicandomi che “questi accadimenti non fanno altro che spingere Delta Uno srl verso la restituzione del ramo d’azienda alla Cooperativa Primavera, escludendo possibili ipotesi di riconferma, anche parziale, del personale”. Ebbene sia chiaro - la deduzione che fa il curatore fallimentare - che qui in gioco non c’è il risarcimento per il lavaggio tute, ma la conservazione stessa del posto di lavoro di tutto il personale Primavera, non avendo io altra alternativa in caso di mancato reperimento di un acquirente che procedere al licenziamento collettivo di tutti i dipendenenti. Spero altresì sia altrettanto chiaro che Delta Uno non è in alcun modo tenuta ad acquistare il ramo d’azienda al termine dell’affitto, il che impone di gestire il legittimo esercizio dei propri diritti alla luce di un’adeguata e accurata valutazione delle conseguenze».

Come se non bastasse, Simeon si riserva ogni iniziativa per il risarcimento di eventuali danni causati al Fallimento.

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