Cinquanta aziende hi-tech in corso Cavour

La discesa in città della scienza applicata del futuro proprio sullo strategico confine che sta per unire la Trieste1 alla Trieste2. Può essere letta in questo modo la prossima creazione di un urban center bio hi-tech nei settori medicale, tecnologico e informatico nella palazzina che era una sede dell’Agenzia delle Dogane in corso Cavour e quindi all’ingresso di Porto vecchio. L’industria 4.0, non più confinata nei parchi scientifici di Padriciano o di Basovizza, sta dunque per sbarcare in centrocittà e farà da apripista a quel futuro economico di Trieste che sull’enorme area dell’antico scalo punta forte, ma che non potrà essere confinato soltanto negli ambiti delle attività portuali e turistico-culturali. Nella palazzina sdemanializzata di corso Cavour, adiacente al Magazzino delle idee (che con la Casa del cinema e il Teatro Miela, rappresenta invece un Polo culturale), dovrebbero trovare collocazione i laboratori di ricerca e sviluppo di una cinquantina di aziende di questi settori innescando oltretutto la creazione di una cinquantina di nuovi posti di lavoro.
L’operazione, proposta da Confindustria Venezia Giulia e accolta dalla precedente amministrazione comunale, si concretizzerà ora con l’attuale giunta e alcuni incontri decisivi Comune-Industriali per la messa a punto del progetto sono in programma la settimana prossima. Il presidente locale di Confindustria Sergio Razeto ha lanciato pubblicamente l’operazione accennandone nel corso del convegno di venerdì scorso sul Porto vecchio. «Come Confindustria - ha spiegato - abbiamo iniziato a dare avvio a un progetto di recupero degli spazi dell’ex Agenzia delle Dogane, ubicata in prossimità dell’area del Porto vecchio, per ospitare un “urban center” dedicato all’attività di ricercatori e imprese che daranno avvio a progetti nell’ambito “Internet of Things” in particolare nei settori del biomedicale e della salute. Tale spazio - ha aggiunto - potrebbe diventare anche sede per l’attivazione di ulteriori progetti di “industria 4.0” ovvero di divulgazione e sperimentazione di utilizzo degli strumenti digitali nei cicli di produzione industriale. Gli stessi spazi del Porto vecchio si prestano inoltre a poter ospitare insediamenti di enti scientifici e di ricerca». A questo proposito sembra confermato l’insediamento nel gigantesco Magazzino 26, grazie ai 12 dei 50 milioni già stanziati dal Governo, dell’Icgeb, l’Istituto di ingegneria genetica e biotecnologia guidato da Mauro Giacca.
“Anima” del progetto dell’urban center in corso Cavour è l’ingegner Diego Bravar, vicepresidente di Confindustria e fondatore di Ital-Tbs, azienda leader nella fornitura alle strutture sociosanitarie di servizi integrati di ingegneria clinica. «Grazie ai fondi Por-Fesr vi sono a disposizione 4,4 milioni di euro per incentivare le aziende a insediare il proprio laboratorio in corso Cavour - spiega Bravar -. Ritengo che il Comune dovrà predisporre il bando e potrebbe esserci spazio per una quindicina di aziende già esistenti e per oltre una trentina di nuove».
«Uno degli aspetti di maggiore sviluppo - aggiunge Bravar - potrebbe essere la creazione di “app” per cellulari. Oggi sono attivi in Italia 80 milioni di telefonini che possono avere infiniti utilizzi: dall’accensione della caldaia di casa, ad esempio, al controllo della temperatura dei frigoriferi di un ristorante. Le ricadute di quanto potrà essere studiato e realizzato nell’urban center - conclude Bravar - riguardano dunque un’infinità di settori: non solo quello sanitario, ma anche quello sociale nel senso più ampio, quello della protezione dell’ambiente, quello dell’agroalimentare e altri ancora». E Trieste, data anche la presenza sul territorio di aziende già affermate, potrebbe svolgere un ruolo di punta nell’ambito dell’industria 4.0 da sviluppare poi anche all’interno dello stesso Porto vecchio.
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