«Cinghiali, specie ormai fuori controllo»

Dolenc: siamo in emergenza, serve una strategia su più fronti. Panontin: sì a un aumento della pressione venatoria
Una famiglia di cinghiali in via Forlanini
Una famiglia di cinghiali in via Forlanini

«Siamo di fronte a una vera e propria emergenza: quella dei cinghiali è ormai da considerarsi una specie fuori controllo».

Non usa troppi giri di parole, il vicepresidente della Provincia Igor Dolenc, per tratteggiare un problema che sul territorio ha assunto contorni preoccupanti. Sono sempre più numerose le segnalazioni di cittadini che lamentano situazioni di disagio, ma anche di pericolo. In moltirioni periferici della città, da Altura a Contovello passando per Barcola e Gretta, i residenti continuano a imbattersi in gruppi di cinghiali: si tratta spesso di mamme con i propri cuccioli, che stazionano a ridosso delle abitazioni, tanto che in alcune circostanze diventa problematico addirittura uscire di casa. «Il problema è che i cinghiali hanno ormai fatto delle zone periferiche della città una dimora abituale» - spiega Dolenc -. «Quello che dobbiamo fare è lavorare tutti insieme per modificare le loro condizioni ambientali di vita: provvedere cioè a riallontanarli dalla città e riportarli nel loro territorio naturale».

Un'operazione che secondo Dolenc va condotta in sinergia. «La soluzione non è né facile né immediata» - precisa il numero due di palazzo Galatti -. «Affinché la gestione dell'emergenza risulti efficace serve una strategia multisettoriale. In particolare un'opera di prevenzione che si basi su strumenti appropriati ed una corretta gestione del territorio: da una radicale pulizia dei boschi fino a una puntuale gestione dei rifiuti, umido in particolare. Non nascondo che come ente provinciale siamo in difficoltà e che le forze della nostra Polizia ambientale sono ai minimi termini: proprio per questo contiamo su una rapida approvazione del nuovo Piano faunistico regionale che aspettiamo da oltre vent'anni».

Gli ultimi censimenti parlano di 7-800 esemplari di cinghiali attualmente presenti sul territorio provinciale, mentre sono in continuo aumento anche gli incidenti stradali provocati da investimenti di specie selvatiche: non solo cinghiali, ma anche caprioli. L'ultimo in ordine di tempo appena qualche giorno fa in via Bonomea.

«Siamo consapevoli che la situazione sta provocando situazioni di allarme, soprattutto nella provincia di Trieste dove i cinghiali hanno raggiunto i centri abitati» - afferma Paolo Panontin, assessore regionale alla caccia -. «La questione è al contempo banale e complessa: da un lato va considerato l'altissimo tasso di riproduzione dei cinghiali e dall'altro il fatto che gli obiettivi prefissati di abbattimento della specie non vengono raggiunti a causa del periodo limitato della caccia al cinghiale». E c’è un altro fattore che Panontin ricorda: «In ambito urbano c'è chi continua a dar loro da mangiare. Nel nuovo Piano faunistico regionale - prosegue l’assessore - abbiamo previsto una serie di soluzioni e accorgimenti: in particolare un aumento della pressione venatoria che, nel caso non venissero raggiunti gli obiettivi di abbattimento, prevede il ricorso a cacciatori fuori riserva. Quanto al riordino degli enti locali, la linea, recepita a livello nazionale, è quella che prevede l'accorpamento delle polizie ambientali provinciali all'interno del Corpo forestale regionale».

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