Cinese a scuola? Più utile lo sloveno

La minoranza: «Nulla in contrario alle scelte del liceo ma si organizzino anche corsi per imparare la lingua dei vicini»
Bumbaca Gorizia 18.06.2009 Esami media Trinko - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 18.06.2009 Esami media Trinko - Foto di Pierluigi Bumbaca

di Francesco Fain

Nulla in contrario sull’introduzione della lingua cinese fra le materie d’insegnamento del Liceo delle Scienze umane. Ma non sarebbe stato utile anche pensare ad inserire lo sloveno fra le materie? A chiederselo, sviluppando ragionamenti convergenti, sono il segretario regionale della Slovenska skupnost Damjan Terpin e il consigliere comunale del Pd Ales Waltritsch. Entrambi hanno letto con interesse l’articolo della novità della lingua cinese al Liceo ed entrambi formulano la medesima proposta.

Slovenska skupnost in campo

«Nessuna provocazione, semplicemente vedremmo bene l’introduzione della lingua slovena, quantomeno come materia facoltativa, nelle scuole italiane. Perché? Per dare una possibilità in più nella vita alle giovani generazioni. Il confine non c’è più e non conoscere la lingua della città vicina costituisce un vero handicap. L’hanno capito molti genitori: non a caso - rivela Terpin - il 24% dei bambini iscritti alle scuole elementari slovene hanno genitori italiani. Ciò significa che c’è una grande richiesta».

Terpin evidenzia che «la Cina vanta l’economia in maggiore espansione e conoscere la lingua di quell’immenso Paese può dare una chanche in più ai nostri giovani. Vero è anche che viviamo a Gorizia e sarebbe importante imparare lo sloveno. Faccio un esempio personale: sono uno degli oltre 200 avvocati che operano in provincia. Se non avessi l’abilitazione ad esercitare anche in Slovenia, molto probabilmente avrei già chiuso lo studio. Ecco perché ritengo possa essere davvero un’opportunità introdurre la lingua slovena fra le materie d’insegnamento a scuola», conclude il segretario della Ssk.

La proposta

in Consiglio

Ales Waltritsch ha affrontato questa tematica proprio nell’ultima del Consiglio comunale, ampliandola e pensando anche agli amministratori. «In questi ultimi giorni, vari esponenti della maggioranza di centrodestra hanno esaltato il lavoro svolto nel campo dei rapporti transfrontalieri, parlando di apertura di veduta a 360 gradi. Ma l’interazione diventa più facile quando si conosce la lingua dell’altro. Il Comune, è vero, non ha potestà primaria sull’educazione ma può spingere affinché le scuole introducano l’insegnamento, magari facoltativo, dello sloveno fra le materie di studio». C’è poi l’altro livello, quello più squisitamente amministrativo. «Perché non pensare all’organizzazione di corsi di lingua slovena per gli assessori comunali ma anche per i consiglieri? In questa maniera, si potrebbe avere un rapporto più diretto».

Non a caso, fa notare Waltritsch, “di là” in molti (quasi tutti) conoscono la lingua italiana, amministratori in primis. Mentre a Gorizia c’è ancora una certa recalcitranza ad abbattere il muro linguistico.

Il monito

alla maggioranza

Secondo Waltritsch la reale volontà dell’amministrazione comunale ad abbattere realmente il confine la si vedrà a metà dicembre. «In quel periodo, infatti, scadono i termini per la presentazione delle domande di contributo per la legge 482 (tutela della minoranze linguistiche storiche). Chiaramente, aspetto al varco la giunta comunale».

Ma chissà cosa diranno l’italianissimo assessore Sergio Cosma, gli ex aenne Fabio Gentile e Francesco Del Sordi e la Lega Nord...

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