Cinema: a Trieste l’Ariston non lascia, raddoppia

Gestirà con La Contrada la sala del teatro dei Fabbri. Brizzi: «Una spazio per il cinema indipendente»

L’Ariston non lascia, ma raddoppia. O meglio “ci prova ancora” come recita il trailer che da qualche giorno viene proiettato prima del film nella sala d’essai di viale Romolo Gessi. Ci prova ancora come il pianista Sam di “Casablanca” o come Woody Allen nella sua versione bogartiana. Il prossimamente annuncia l’apertura dell’“Ariston dei fabbri”, nella sala teatrale della Contrada in via dei Fabbri 2, a due passi da piazza Hortis. «“Ariston dei fabbri” la nuova sala del cinema di qualità, prossima apertura» riportava il tamburino dei cinema del Piccolo. Un annuncio semplice che è rimbalzato anche in rete.

«La scelta è fatta. Abbiamo deciso di aprire anche a Trieste uno spazio per il cinema indipendente che mancava» spiega Isidoro Brizzi, il gestore corsaro dell’Ariston cinema d’essai. L’apertura di una sala cinematografica in centro città è una notizia in controtendenza con la crisi attuale del cinema e il dominio assoluto dei multisala asserragliato nei centri commerciali.

L’“Ariston dei fabbri”, che aprirà entro aprile, diventerà il cinema più centrale di Trieste. Quello più vicino a piazza Unità. Un tempo che fu c’erano da queste parti il Radio di via Della Rotonda, il tempio a luci rosse, e il Cinema Abbazia, in via Cadorna, sul retro del Savoia Excelsior, dove adesso c’è una gelateria. Non si tratta di un’apertura ex novo ma dell’utilizzo cinematografico della sala teatrale da 90 posti in un accordo complessivo con il Teatro La Contrada Orazio Bobbio che continuerà a tenere le rassegne di teatro ragazzi. «È stato un bel incontro. Era da tanto che volevo avere una seconda sala, più piccola dell’Ariston, dove fare vedere quel cinema d’autore che rimaneva tagliato fuori dai circuiti di Trieste. Con la Contrada ci siamo trovati subito d’accordo. E stiamo pensando a diverse iniziative assieme» spiega Brizzi che è gestore ma anche proiezionista formatosi al mitico cinema Lumiere di Valmaura.

All’“Ariston dei fabbri” si vedranno cose mai viste: lungometraggi dei circuiti indipendenti, documentari, corti, film in lingua originale. Le proiezioni saranno in digitale. «Una magnifica ossessione» quella per il cinema di Brizzi che da anni combatte da solo la battaglia contro i distributori e i concorrenti per strappare qualche prima visione alla multisale. L’Ariston, contro tutti. «Come una pietra paziente» che è il titolo italiano del film iraniano dello scrittore e regista Atiq Rahimi che l’Ariston propone per Pasqua, interpretato da Golshifthe Farahani, la “Liz Taylor dell’Iran”. Un anno fa Brizzi era pronto a mandare a quel Paese tutti per dedicarsi esclusivamente al cinema indipendente, alle seconde visioni e alla retrospettive. L’Ariston, del resto, è rimasta l’unica sala dove si può vedere, come è accaduto martedì 26 marzo, Il Gattopardo di Luchino Visconti nella versione restaurata a 35mm. «Non voglio mollare. La sfida dell’Ariston dei fabbri vuole riaprire uno spazio al cinema indipendente come già accade nelle grandi città, Milano, Roma, Bologna e Torino. Trieste se lo merita. Dare visibilità al cinema invisibile che non esce nei circuiti commerciali». Come diceva Robert Bresson: «Rendete visibile quello che, senza di voi, forse non potrebbe mai essere visto».

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