Cielo e giardini conquistati dalla cornacchia grigia

TRIESTE Le cornacchie grigie stanno conquistando anche il cielo di Trieste. Da alcuni anni la popolazione di questa specie appartenente alla famiglia delle corvidae è aumentata in maniera significativa. Una sorta di invasione ben visibile soprattutto nei giardini e negli appezzamenti di terreno sul Carso.
«Un fenomeno che non è solo locale, e del quale si trova riscontro ormai anche oltre i confini nazionali – specifica Paolo Zucca, medico veterinario ed etologo della Regione –, dettato dai repentini cambiamenti climatici, ambientali. In questi casi, le specie vincenti sono quelle generaliste, capaci di adattarsi più facilmente: stiamo assistendo a un fenomeno di espansione di questa famiglia di corvidi a livello europeo». Passeggiando anche nei giardini pubblici cittadini, veniamo ormai incuriositi da quel loro inconfondibile gracchiare, e ci accorgiamo che questa specie ha letteralmente colonizzato quegli spazi. «Mangiano di tutto – spiega Zucca –, hanno un’intelligenza paragonabile a quella di un primate, sono animali abilissimi e dunque hanno la meglio sulle altre specie. Sono vincenti dal punto di vista delle strategie, nidificano ovunque e vengono mangiate da pochi rapaci». Loro invece fanno razzia delle uova e dei pulcini di passeri, rondini e piccioni ma difendono in gruppo i loro nidi, i loro piccoli e i loro simili. «Le poiane non si cimentano nel cacciare una cornacchia – sostiene l’etologo –, potrebbero essere preda di qualche falco pellegrino ma ce ne sono pochi e preferiscono mangiarsi un indifeso colombo piuttosto che rischiare di essere beccati da un gruppo di cornacchie che si fiondano in difesa di un esemplare del loro gruppo».
Dinamiche curiose, che spiegano la crescita esponenziale di questi animali anche a Trieste. «Nel tempo la popolazione dei volatili si modificherà ulteriormente – valuta Zucca –, basti pensare che fino a qualche decennio fa i cittadini percepivano la presenza massiccia solo di colombi, poi di gabbiani e da qualche anno avvertono questa presenza importante di cornacchie».
È dunque da sfatare la leggenda metropolitana che racconta di un’introduzione forzata della specie in città negli anni ’70, per contrastare la numerosa presenza dei piccioni. «Allora un gruppo di universitari, introdusse non quattro cornacchie ma quattro taccole nella zona di Largo Panfili – racconta Gianfranco Urso, coordinatore regionale dell’Enpa –: quella famiglia è ancora presente in zona. Sono di colore nero e poco più grandi di un merlo, ben diverse dalle cornacchie grigie». Le cornacchie danneggiano le coltivazioni, e negli ultimi anni a Trieste sono state anche protagoniste di due aggressioni ai danni di persone. In entrambi i casi, come aveva constatato l’Enpa, avevano tentato di difendere un loro pulcino caduto dal nido.
In diversi contesti, soprattutto per evitare danni alle coltivazioni, si è fatto ricorso anche a piani di abbattimento. L’Enpa nel 2017 ha ottenuto dalla Regione la sospensione del decreto di autorizzazione dei prelievi in deroga per le specie cornacchia grigia e cornacchia. Ad oggi non esistono soluzioni non cruente per contenere questi animali. —
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