«Cie di Gradisca, nessuna riapertura»

Fasiolo: assicurazione ricevuta da Morcone, il piano del ministero non sarà attuato. Torrenti: recepito il no della Regione
L'interno del Cie di Gradisca
L'interno del Cie di Gradisca

GRADISCA. L'emergenza profughi scongiura, almeno per ora, un ripristino del Cie di Gradisca. È quanto emerso da un confronto che la senatrice Pd Laura Fasiolo ha avuto con il “super prefetto” Mario Morcone, a capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale. Fasiolo si è rivolta a lui proprio per chiedere un approfondimento sulla cosiddetta “Road Map” in materia di immigrazione fissata dal ministero dell'Interno. Un documento datato allo scorso settembre, nel quale viene messo nero su bianco fra gli obiettivi «il ripristino dei Cie di Gradisca d'Isonzo e Milano» quali centri di identificazione ed espulsione: funzione che la struttura di Gradisca non svolge più dal 2013, essendo stata poi parzialmente riconvertita in centro di accoglienza per l’emergenza profughi nel Goriziano.

L’ipotesi operativa del Viminale dunque per ora non sarà attuata, assicura Fasiolo. «Non vi è alcuna intenzione da parte del ministero dell'Interno di ripristinare il Cie di Gradisca - scandisce la senatrice -. Questo è quanto mi ha assicurato oggi (ieri, ndr) il prefetto Morcone. È del tutto vero – premette Fasiolo - che il documento prevedeva questa possibilità, ma è altrettanto vero che, stando alle rassicurazioni di Morcone, il Viminale non intende ripristinare il Cie. Struttura che tra l'altro oggi è utilizzata come camera di compensazione del Cara (una sorta di seconda sezione del vicino centro di accoglienza per richiedenti asilo, ndr). Mi pare una rassicurazione importante e ringrazio Morcone - chiude Fasiolo - per aver voluto fare chiarezza in tempi pressoché immediati, spegnendo sul nascere le comprensibili preoccupazioni del territorio e delle istituzioni locali. Io stessa ho voluto subito approfondire la questione e sgomberare il campo dai dubbi».

L'emergenza profughi sul territorio goriziano, dunque, per ora scongiura un'eventualità - il ripristino appunto del Centro di identificazione ed espulsione di migranti irregolari - che la Road Map citava esplicitamente. Fra il Cara e il Cara-bis rappresentato dall'ex Cie, la doppia struttura di Gradisca ospita oggi circa 400 migranti.

Anche l'assessore regionale all'Immigrazione Gianni Torrenti interviene sul tema. «La contrarietà della Regione a un ripristino del Cie è stata spiegata in modo puntuale al Viminale ed evidentemente gli argomenti addotti sono stati recepiti». Torrenti conferma che già a settemrbe stata ventilata l'ipotesi di riattivare il Cie di Gradisca: «Ma già allora era stata esclusa questa opzione in quanto il Dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell'Interno l'aveva considerata una misura inefficace. Non abbiamo ragione di pensare che da settembre qualcosa sia cambiato». Di più, aggiunge Torrenti: «L'intera struttura è usata come centro di accoglienza e dunque non ha oggettivamente la possibilità di ospitare altre persone».

Interviene sul tema, dal suo punto di vista, il sindacato di polizia Sap. «Sulla carta un ritorno a strutture di identificazione e rapida espulsione per migranti irregolari ci potrebbe anche stare – riflette Angelo Obit, segretario provinciale del sindacato di polizia Sap – ma il ministero nella Road map ha dimenticato di specificare che questa soluzione è del tutto inattuabile senza adeguati rinforzi del contingente di forze dell'ordine. Senza contare poi che, oltretutto, l'adeguamento della struttura alle misure di sicurezza è rimasto incompiuto. Il Cie di Gradisca un tempo ospitava clandestini provenienti dal circuito carcerario – dice Obit - e di recente qualcuno ha pensato di farne un centro di identificazione per le migliaia di richiedenti asilo che giungono in Italia: così perlomeno sembra suggerire quel documento. Ma semplicemente non ci sono né le risorse umane né le condizioni per mettere in pratica tutto questo. Quanto contenuto in quel documento mi pare insomma pura teoria, direi uno slogan “alla Renzi”; e qualcuno nel frattempo - chiude Obit - si deve essere accorto che la realtà qui è ben diversa».

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