Ciclone-Kitarovic: «Sì al voto anticipato. Dialogo con l'Italia»

ZAGABRIA. «Dalmatinac sam, tu sam rodjen ja» («Sono dalmato, sono nato qui»). Al quartier generale del centrodestra, in via Slavonska, un trio di musicisti strimpella della musica tradizionale, mentre i risultati scorrono sui maxi schermi. Dal soffitto trentaquattro bandiere croate di cinque metri scendono ad ornare la sala. «Lo sapevo che avrebbe vinto», afferma raggiante Nataša, una delle giovani supporter della candidata conservatrice. Che cosa non le piaceva di Josipovic? «Non è croato», esclama, poi sorride. «È nostalgico della Jugoslavia. Quando fa un discorso dice sempre “cittadini” e mai “croati”». La sua amica Ana, anche lei 28enne, è d’accordo: «Josipovic lavorava più per i serbi che per noi». A qualche metro di distanza, vicino al palco, Miroslav (25 anni) è insofferente: «Mi hanno chiesto di fare il dj e invece questi continuano a suonare». Ma in sala, i giovani sono in minoranza e la musica tradizionale è un’esigenza. Passate le undici, Josipovic ammette la sconfitta: «Lo scarto è minimo, ma è questa la democrazia». Pochi minuti più tardi, tocca alla 46enne fiumana, Kolinda Grabar Kitarovic salire sul palco.
Si aspettava questa vittoria?
Sì, ne ero sicura fin dal primo giorno. Quando voglio qualcosa, vado fino in fondo.
Tuttavia, è stata eletta con appena il 50,74% delle preferenze. Qual è il suo messaggio per quegli elettori che non ha votato per lei?
Non ho intenzione di dividere i croati. Rispetto chi ha votato per Josipovic e assicuro già da oggi che intendo essere il presidente di tutti. Non appena sarò ufficialmente capo di stato, rinuncerò alla tessera del mio partito, l’Unione democratica croata (Hdz), proprio perché non voglio che mi si accusi di rappresentare soltanto una parte dell’elettorato.
Quali saranno i primi passi che farà da presidente della Croazia?
Il 18 febbraio incontrerò il primo ministro e il suo governo e discuterò con loro della crisi economica e sociale che sta colpendo il paese. Valuterò con attenzione le loro proposte di riforme e deciderò in seguito se il programma dell’esecutivo è all’altezza della situazione. In caso contrario, non esiterò a prendere in considerazione tutte le altre opzioni.
Le elezioni anticipate sono tra le opzioni che ha in mente?
Sì, la Croazia non può permettersi di perdere tempo con un governo che non agisce. Il nostro paese è tra i più corrotti in Europa ed è venuto il momento di fare pressione sull’esecutivo per ottenere dei risultati.
La politica estera è una delle principali competenze del capo di Stato. Quali saranno le sue misure in questo ambito?
Ho intenzione di lavorare duramente per portare la Croazia ancor più all’interno della famiglia europea e della Nato. Voglio che il mio paese si avvicini di più ai suoi partner tradizionali, come la Germania e l’Italia.
E per quanto riguarda la Serbia?
Voglio migliorare le relazioni con Belgrado ma su basi solide. Ci sono molte questioni da risolvere, legate al conflitto degli anni Novanta: la questione dei confini da definire, quella delle persone date ancora per scomparse...
Cosa pensa dell’ingresso della Serbia nell’Unione europea?
Sono pronta a favorire l’allargamento europeo alla Serbia, ma esigo che il paese rispetti gli stessi criteri a cui la Croazia ha dovuto adempiere nel 2013. Ad esempio, pretendo che Belgrado garantisca alla minoranza croata in Serbia gli stessi diritti che noi assicuriamo alla comunità serba.
Tra questi diritti, la Croazia prevede ad esempio il bilinguismo nelle città con forti minoranze. Lo si fa ad esempio in Istria con i cartelli in italiano, ma le iscrizioni in cirillico sono regolarmente vandalizzate, specialmente a Vukovar.
Quei pannelli innervosiscono gli abitanti locali e bisogna capirlo: i ricordi della guerra sono ancora freschi. Inoltre, sono convinta che il bilinguismo non aiuti in nessun modo la minoranza serba a trovare un lavoro. Il vero problema di Vukovar è la disoccupazione che è arrivata al 40%, non le scritte in cirillico.
L’Italia è oggi il primo partner commerciale della Croazia. Che cosa si aspetta da questa relazione durante il suo mandato?
Non vedo l’ora di collaborare con le autorità italiane, abbiamo tantissimi dossier su cui lavorare: la sicurezza, l’immigrazione, il rilancio economico, l'Adriatico… I nostri due paesi hanno molte responsabilità in comune.
La corsa ai giacimenti sottomarini in Adriatico sta creando qualche incrinatura nelle relazioni con Roma. Che farà?
Ho lavorato a lungo come diplomatica: incontrerò il governo italiano e raccoglierò il maggior numero possibile di informazioni. Sono sicura che troveremo un modo di procedere che soddisferà entrambi.
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