Cibo tra i rifiuti, Trieste dichiara guerra agli sprechi
TRIESTE. Roma approva la legge contro gli sprechi alimentari. E Trieste risponde: ristoratori e titolari di supermercati si dicono pronti a ingaggiare una battaglia (meritoria) che nella sola città capoluogo del Friuli Venezia Giulia vale quasi 10mila tonnellate di cibo all’anno. Quelle che oggi finiscono in un cassonetto.
“Aprire” per credere. Cassette intere di frutta e verdura, cespi di insalata, confezioni di yogurt scadute o ancora cartoni di latte fresco, piatti pieni di cibo avanzato, dalla carne al pesce passando per pasta o riso, si trova di tutto di più in un cassonetto della spazzatura. Un monumento allo spreco che, in tempi difficili, fa ancora più impressione. Un monumento che, adesso, si tenta di abbattere a suon di incentivi e premi. Da Trieste a Palermo.
La legge contro gli sprechi alimentari, infatti, è realtà anche nel nostro Paese. Dopo il primo sì della Camera a marzo ora è arrivato il via libero definitivo e a larghissima maggioranza da parte del Senato. La posta in palio, ovviamente non solo a Trieste, è altissima: le stime di Coldiretti evidenziano come gli sprechi alimentari costino all’Italia una cifra che ogni anno supera i 12 miliardi di euro. Ognuno di noi in media getta nella spazzatura nell’arco dei 12 mesi una settantina di chilogrammi di cibo.
La legge arriva a pochi mesi di distanza da una analoga norma approvata in Francia ma si differenzia nella visione d’insieme. Il focus non è infatti orientato sulle sanzioni per chi non si attiene alla normativa, che Oltralpe prevedono multe salatissime e fino a due anni di carcere, ma si punta al contrario sugli incentivi, vale a dire su una serie di premialità fiscali per gli esercenti virtuosi chi non sprecano gli alimenti e li donano ai più bisognosi, oltre ad una serie di semplificazioni di carattere burocratico, legate in particolare alle date di scadenza dei prodotti. Lo spreco di risorse tocca un po’ tutta la filiera alimentare: la maggior parte vengono perse al consumo (54%), poi nella ristorazione (21%), seguita dalla distribuzione commerciale (15%), dall’agricoltura (8%) e dalla trasformazione (2%). La nuova legge si pone un obiettivo importante e cioè quello di riuscire a dimezzare gli sprechi alimentari nell’arco di una decina d’anni.
Il provvedimento, a Trieste, viene accolto in modo favorevole da esercenti, titolari di supermercati e negozi di alimentari locali, che parlano di «una svolta positiva ed intelligente che va nella direzione del buon senso e della creazione di una cultura antispreco».
Non sono i soli ad applaudire. Esiste anche l’altra faccia della medaglia del recupero alimentare. Ed è quella delle diverse associazioni di volontariato e degli enti assistenziali che distribuiscono ai poveri il materiale raccolto. Trieste si conferma in questo caso una città molto attenta. Sono quasi 150 mila i pasti già erogati in città ogni anno. A fare la parte del leone la mensa della Caritas con circa 130 mila pasti, il che significa una media di 360 pasti al giorno, ma con punte che hanno toccato e superato quota 500. A questi si aggiungono quelli della mensa dei Frati di Montuzza (circa una quarantina al giorno), oltre ai panini distribuiti sul campo dalle Comunità di Sant’Egidio e San Martino al Campo. Senza dimenticare le decine di tonnellate di prodotti raccolti tra freschi e a lunga conservazione. Ma, come spiega la Caritas, questa legge è estremamente importante perché regolamenta quello che sinora era spontaneismo.
Le linee guida della nuova legge sono quelle della semplificazione burocratica, cui si aggiungono un Fondo ministeriale di 2 milioni di euro per l’acquisto di alimenti da destinare agli indigenti e un Fondo triennale di 3 milioni per il finanziamento di progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi e all’impiego delle eccedenze. Non manca poi la possibilità per i Comuni di incentivare i commercianti che donano il cibo, attraverso uno sconto da praticare sulla Tari, mentre il ministero della Salute potrà prevedere delle direttive per gli enti gestori di mense scolastiche, aziendali e ospedaliere, al fine di prevenire e ridurre gli sprechi. Tra le novità anche la family bag per portarsi a casa gli avanzi e ritirare i cibi freschi invenduti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo