Cibi scaduti nei locali a Trieste: ecco i nomi della “black list”

Ristoranti etnici e non nel mirino della Procura. Riscontrate anche irregolarità nella tracciabilità del tonno servito a tavola

TRIESTE Dai cibi mal conservati e scaduti alle frodi commerciali. Nella lista dei gestori sanzionati nelle scorse settimane dopo i controlli a tappeto dell’Azienda sanitaria, della Polizia locale e della Guardia costiera, figurano ben sei locali che servono sushi. Ma nel novero spuntano anche la “Osteria del Sindaco” di via delle Beccherie e il “Time Out” di via Malcanton.

Controlli nei ristoranti di pesce a Trieste, multe per 55 mila euro e nove denunce
Lasorte Trieste 15/10/18 - Capitaneria di Porto


L’indagine, partita su impulso del pm Federico Frezza, ha preso corpo dopo alcune lievi irregolarità riscontrate nelle modalità di somministrazione del pesce; in particolare lì dove nei menù figurava la semplice dicitura “tonno” (da intendersi come “rosso”, stando a quanto annota la Procura) quando invece veniva servita la varietà “pinne gialle”. Una frode, secondo le rigide leggi in materia, che potrebbe trarre in inganno gli avventori sulla qualità e origine del prodotto.



Se ne è accorta la Capitaneria di Porto, durante una verifica del 22 maggio nel ristorante “Zushi” di via San Nicolò. La Procura ha fatto scattare un procedimento nei confronti del legale rappresentante Piergiuseppe Mangone e Manuela Noacco, responsabile del locale. Stesso discorso per il “Isushi Trieste” di via Bonafata. Il procedimento, in questo caso, riguarda il trentaseienne cinese Jian Qiu, socio del locale. Così per il connazionale Lixin Hu, trentatreenne, titolare del “Kaori” di piazza Dalmazia.



Dopo questi accertamenti le verifiche si sono quindi allargate a macchia d’olio su altri commercianti. Più pesante, in effetti, la posizione della ventinovenne Zhenyi Zhou, pure lei cinese, in servizio al ristorante giapponese “Sakura” di Riva Nazario Sauro 6/B: qui, oltre al problema del tonno, nel congelatore sono stati trovati alimenti deperibili in cattivo stato di conservazione e pulizia: carni congelate e ravioli, ma anche un’anatra originariamente fresca e destinata al consumo in tale stato, ma poi congelata in proprio. Dai controlli sono state poi rintracciate delle mazzancolle scongelate e poi ricongelate, mantenute nella cella frigorifera in vaschette aperte con evidente brinatura e senza alcuna indicazione.

Il pm Frezza ha voluto andare a fondo: la frode sulla tipologia di tonno è stata contestata anche alle “Terre d’Oriente” di Riva Nazario Sauro 12 (il titolare chiamato a rispondere è il quarantaquattrenne cinese Jianhua Lai); al “Koko Sushi” di via dell’Orologio, (il titolare è il trentacinquenne cinese Yangxiao Hu) grazie all’intervento congiunto di Capitaneria, Polizia locale e Azienda sanitaria.

L’inchiesta è proseguita. A fine maggio gli accertamenti si sono estesi all’ “Osteria del Sindaco” (titolare il trentanovenne triestino Marco Bencich) di via delle Beccherie. Oltre all’illecito sul tonno (analogo agli altri locali) dalle verifiche nei frigoriferi sono stati rivenuti alimenti mal conservati (alcuni emanavano cattivo odore), tra cui prodotti ittici in contenitori da cui colavano liquidi e carne in scomparti sporchi. Le condizioni igieniche sono inoltre risultate carenti sia sui pavimenti che sugli attrezzi.

A metà luglio, invece, nel mirino è finito il “Time Out” di via Malcanton, gestito dal greco Myron Lagouvardos: in un ripostiglio «sporco» e «in cattivo stato di manutenzione» annesso alla cucina del locale, il 12 luglio è stato trovato un congelatore a colonna «stracarico» di alimenti, a sua volta sporco, posizionato in uno spazio angusto, con illuminazione non funzionante e con una temperatura elevata. All’interno erano ammassati crostacei congelati, prodotti nel 2016 e scaduti il 5 luglio del 2018. E, ancora, carni e cibi molli da cui colavano liquidi. Nel magazzino di via delle Beccherie gli inquirenti si sono imbattuti in casse di ortaggi appoggiate sul pavimento «sudicio». Era presente pure un frigorifero il cui display segnava una temperatura di 10°, con all’interno salsicce scadute ad aprile dove l’etichetta indicava una conservazione tra i 2° e i 4°. —


 

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