Ci voleva l’incoscienza di Zeno

 Affrontare la sfida dell’economia globalizzata è anche mettere sul piatto un’intesa come quella tra Trieste e la Cina: non in spavalda solitudine, ma concertandola con Roma e Bruxelles
Panoramica del Porto di Trieste
Panoramica del Porto di Trieste

TRIESTE La telenovela Via della seta rischia di fiaccare pazienza e attenzione dei triestini, ancora una volta al crocevia di qualcosa: di così grande e impegnativo da un lato; di così poco compreso da tanti, che citano con altri fini e interessi Trieste insieme al suo porto. Come chi si straccia le vesti per il pericolo mandarino comunista, la lesa italianità, il vulnus alla fedeltà o vocazione occidentale. Inutile ricordare loro che il porto è dello Stato e se qualcuno lo vuole “comprare” è lo Stato che lo deve vendere (o svendere) come ha fatto la Grecia in bancarotta col Pireo. Gli accordi commerciali, anche i più delicati, sono altro. E lo Stato qualcuno lo governa, almeno così si dice, e ha tutto per evitare che la cosa avvenga, una volta messosi d’accordo con se stesso. Perché è giusto non voler dare le chiavi di casa ad altri, ma ci si dovrebbe pure domandare chi già abita in quella casa. E perché. Quale oggi la presenza italiana, quale il suo peso in banchina a Trieste, oltre all’Autorità portuale? Gli investitori recenti sono: turchi, danesi, ungheresi, svizzeri... Italia non pervenuta o quasi: né privata, né pubblica.

Altri hanno dato linfa alla strategia riavviata dall’Autorità per restituire appeal a Trieste. Se si vede un pericolo, il modo più efficace per contrastarlo o limitarlo è esserci: crederci e investire, programmare e rischiare. Stare alla finestra e pretendere di giudicare e scegliere l’eventuale partner in ragione della sua forza o debolezza è ingenuo. Affrontare la sfida dell’economia globalizzata è anche mettere sul piatto un’intesa come quella tra Trieste e la Cina: non in spavalda solitudine, ma concertandola con Roma e Bruxelles, all’interno delle regole e anche nei termini di un nuovo patto complessivo. Certo, per provarci in questa scena italiana e anche triestina (così bisognose di psicanalisi, confuse nel capire dove sta l’origine e la residenza del male) ci vuole forse davvero tutta l’incoscienza di Zeno (D’Agostino, certo): franca come questo porto.–
 

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