«Ci processate usando il codice fascista»
«Codice fascista». «Processo politico».
Sono queste le definizioni usate da Roberto Giurastante per commentare l’udienza in cui è comparso come imputato assieme a sedici indipendentisti della sua fazione del Movimento Trieste Libera e di quella che fa riferimento al gruppo dei cosiddetti dissidenti del Territorio Libero3 (al cubo) incluso il presidente Vito Potenza. Così tutti assieme appassionatamente in aula al pian terreno ieri davanti al giudice Marco Casavecchia. Salvo poi al termine dell’udienza dividersi in due gruppetti alternativi da venti, trenta persone l’uno che poi hanno manifestato davanti al tribunale a debita distanza l’uno dall’altro.
Oltre a Giurastante e Potenza gli altri imputati sono stati Fabio Bastico, Paolo Bizzotto, Mauro Bressan, Nevio Carpani, Mario Comuzzi, Alessandro Gotti, Darko Jermanis, Moreno Kraljevic, Franco Masci, Alessio Mauro, Luca Milkovitsch, Roberto Pozzari, Davide Radioni, Diego Toraldi, Roberto Zlatich, Franco Zonta e Gianpiero Zoppolato. Divisi - a seconda della fazione - tra gli avvocati Nicola Sponza, Edoardo Longo e Daniela Triolo in sostituzione di Dario Lunder.
Tutti sono accusati di aver partecipato al blocco della bretella del Porto vecchio dello scorso 10 febbraio, ritenuto un’adunata sediziosa, caratterizzata da ribellione verso i pubblici poteri e gli organi dello Stato, una manifestazione - secondo il pm Federico Frezza - dichiaratamente eversiva improntata sul non riconoscimento della sovranità dello Stato italiano su Trieste. Inoltre sono stati chiamati a rispondere di aver promosso e partecipato a una manifestazione non preannunciata né autorizzata, organizzandola nella consapevolezza del mancato avviso alla polizia.
Per dieci degli imputati (Bastico, Bizzotto, Comuzzi, Kraljevic, Mauro, Milkovitsch, Pozzari, Toraldi, Zlatich e Zonta) c’è inoltre l'accusa di concorso in violenza privata: si erano piazzati in mezzo alla carreggiata impedendo fisicamente il passaggio di autoveicoli attraverso il varco di largo Santos (quello da e per la bretella interna all’area del Porto vecchio). I mezzi bloccati erano stati quattro: ai singoli “alt” non avevano partecipato tutti e dieci gli attivisti. C'era stato chi, per il pm Frezza, aveva preso parte a un unico “blocco” e chi a più di uno.
Il la all’udienza è stato dato dalle eccezioni formulate dai difensori. Dalla solita e consueta eccezione sul difetto di giurisdizione avanzata fin da subito dall’avvocato Longo e poi fatta propria dagli altri due colleghi, fino a quella di anticostituzionalità. Anche questa poi mutuata. Infine la questione del fascicolo contenente atti ritenuti, sempre da Longo, illegittimi. Prevedibilmente il pm si è opposto e il giudice Casavecchia ha aggiornato l’udienza al prossimo 16 novembre. (c.b.)
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