«Ci chiedono di essere quello che non siamo»
Era «arrabbiata indignata combattiva» quando ha ricevuto la notizia del doppio declassamento della Contrada. È ancora più «arrabbiata indignata combattiva» ora che la petizione ha quasi raggiunto le sei mila firme. Livia Amabilino, è responsabile dal 2006 del Teatro stabile di Trieste La Contrada che ora, per decisione ministeriale, rischia di trasformarsi in una compagnia di giro oppure in un teatro di circuitazione.
Perché non vi vanno bene le opzioni offerte dal ministero?
È un non senso. Non siamo né una cosa, né l’altra.
Una scelta assurda, insomma.
In un caso avrei una compagnia senza sede e nell’altro una sede senza compagnia. Non siamo solo un contenitore che ospita spettacoli e neppure una compagnia che gira.
Ma come si spiega la scelta della Commissione prosa?
È un mistero. Ci chiedono di diventare qualcosa che non siamo. In ogni caso dovremmo eliminare un ramo di attività. Una cosa inconcepibile.
Ma perché, invece, che chiedere di diventare Teatro di rilevante interesse culturale (Tric) non avete presentato domanda come Centro di produzione teatrale?
Noi avevamo e abbiamo tutti i numeri per fare domanda come Tric. Il ministero, tra l’altro, in maniera informale, aveva assicurato che coloro che non sarebbe diventati Tric, sarebbero scivolati nella categoria successiva.
Come è successo al Caos di Udine...
Esatto.
Nella petizione popolare scrivete: “Basta togliere risorse a Trieste!»
Tra gli organismi teatrali noi non abbiamo mai fatto buchi in bilancio e tutto quello che noi riceviamo dal ministero (485mila euro nel 2014, ndr) lo riversiamo sul territorio.
Il contributo è a rischio?
Ovvio.
A posteriori non è stato un errore presentare quattro domande di Tric a livello regionale di cui tre solo a Trieste?
La politica culturale regionale non la fa La Contrada. Il criterio della territorialità del resto non è presente nel decreto.
La mancata domanda di Teatro Nazionale del Rossetti con il Css di Udine non vi ha danneggiato?
Non lo so. Una razionalizzazione era auspicabile.
Non siete stati coinvolti in alcun progetto di aggregazione regionale?
Non abbiamo partecipato a nessuna riunione sul teatro nazionale.
Qualcuno sostiene che siete stati penalizzati dalla norma ad hoc che garantisce il Tric al Teatro Sloveno...
Che ci sia una norma per i teatri di minoranza è sacrosanto. Ma non dovrebbero essere considerati Tric. E un’altra delle contraddizioni in termini del decreto.
Non le va proprio giù questa riforma...
Alcune intenzioni sono buone. Il sistema andava sicuramente riformato. Ma non con un decreto ministeriale fatto in fretta, pensato male e applicato peggio. Noi siamo stati finanziati dal ministero e dalla Regione per 25 anni. Vuol dire che si sono sbagliati per tutto questo tempo oppure che si sbagliano adesso. Delle due l’una. (fa.do.)
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