Chiusure domenicali, primi licenziamentiVia quattro commesse, rischiano in 120
Le lettere di licenziamento ora rischiano di arrivare anche ai dipendenti dei piccoli esercizi inseriti nei centri commerciali

L’assessore regionale alle Attività produttive Luca Ciriani
Le prime vittime della ”guerra” innescata dalla norma regionale sulle chiusure domenicali dei grandi negozi sono loro: quattro commesse del supermercato Coop delle Torri d’Europa. Quattro donne che non si sono viste rinnovare il contratto a tempo determinato a causa - questa almeno la spiegazione fornita dai vertici delle Cooperative operaie - della perdita di fatturato provocata dal tetto delle 29 aperture festive fissato dalla legge Ciriani.
E il numero degli addetti della grande distribuzione che ingrosseranno le file dei disoccupati triestini, purtroppo, si prepara a lievitare. Secondo le ultime stime sarebbero complessivamente 22 i posti di lavoro che le Coop si preparebbero a tagliare, mentre i fratelli Bosco starebbero per lasciare a casa una decina di dipendenti dei loro supermercati. Il tutto, denunciano i diretti interessati, tra l’indifferenza di chi in Regione la legge sul commercio l’ha voluta, e il silenzio assordante degli stessi sindacati.
«Tra le quattro commesse che hanno perso il lavoro c’è anche mia moglie - si sfoga in una lettera inviata in Comune Giuseppe Famoso -. Lei e le sue colleghe sono persone che hanno sacrificato le domeniche e i festivi non per meri motivi veniali, ma per aiutare la famiglia a superare questi momenti difficili. Tra l’altro davanti avrebbero avuto ancora uno o due anni al massimo di contratti a tempo e poi, finalmente, sarebbero state assunte in via definitiva. Ora invece è tutto da rifare. Sempre che venga fatto loro un altro contratto, sempre che trovino un nuovo lavoro... I sindacati? Quelli ai quali mia moglie e le sue colleghe si sono rivolte - continua Famoso - le hanno liquidate con le parole ”la domenica si sta a casa, noi non vi appoggeremo”. Interessante, vero? Chi vorrebbe lavorare trova ostruzionismo da parte di chi dovrebbe fare del lavoro la propria bandiera. Insomma, queste donne sono rimaste sole e senza lavoro a causa della legga fatta da una giunta che sembra sempre più ”anti-giuliana” e chiaramente pro-Friuli».
Fin qui le riduzioni di organico all’interno dei grandi supermercati. Ma le lettere di licenziamento rischiano di arrivare anche ai dipendenti dei piccoli esercizi inseriti nei centri commerciali. «Alle Torri - spiega il direttore Angelo La Rocca - sono in pericolo 100-120 posti di lavoro. Ed è in forse la sopravvivenza stessa di molte attività. Per chi ha un negozio piccolo dove lavorano magari due persone full-time e una part-time, ridurre l’organico significa non avere più neanche il presidio minimo richiesto per tenere aperta l’attività.
Solo chi ha le spalle larghe, come le Coop, può sperare di riuscire a lavorare a regime anche tagliando personale. Altri saranno invece costretti a chiudere. Del resto gli imprenditori devono far quadrare i bilanci, e se viene impedito loro di lavorare di domenica - cioè nel giorno in cui si registra il 20% del fatturato dell’intera settimana - le alternative sono poche. Perché, contrariamente a quanto sostiene qualcuno, non si riesce a spalmare gli incassi del festivo sugli altri giorni feriali: quel 20% è definitivamente perso. E di questa situazione critica - continua La Rocca - i primi a fare le spese sono proprio i commessi. Nei loro confronti mi sarei aspettato un po’ più di attenzione. Invece la mobilitazione che è stata riservata per esempio alle maestranze della Stock, in questo caso non si è vista assolutamente»
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