Chiusura donazioni al Burlo, in via dell’Istria la “protesta del quaderno”
«Ripensateci!». Quanti sono abituati a donare sangue nella struttura all’interno del Burlo, non si rassegnano alla notizia della sua chiusura. E per tentare di far cambiare idea alla direzione dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, hanno riempito di appelli e di attestazioni di stima per quel servizio e per il personale, un quaderno a disposizione dei donatori e sistemato negli spazi a loro dedicati all’interno dell’ospedale infantile.
«Trovo assurdo chiudere questo spazio amichevole, familiare dove gentilezza e professionalità sono sempre state le armi di successo di questo centro: non deve chiudere», scrive Ambra, donatrice dal 2010 e che da 4 anni fa riferimento proprio al Burlo. «Ho sempre donato solo ed esclusivamente al Burlo – testimonia Marco –, per noi donatori è un punto di riferimento e dispiace molto si sia deciso per una sua chiusura». «Anni fa stavo per smettere di donare sangue – scrive Stefano –, poi qualcuno mi ha parlato di questo posto dove chi dona è considerato una persona di casa, di famiglia e se prima facevo una donazione ogni 3-4 mesi, al Burlo vengo una volta al mese». E aggiunge: «I vostri piccoli ospiti adesso dovranno aspettare che l’aiuto arrivi da “lontano”. Vorrei capire come spiegherete che la loro salute è una voce del bilancio economico che non è prevista dal budget: la salute non è un costo ma un diritto». Deluso anche Lele: «Quanto siamo bravi a rovinare le cose che funzionano bene: ci rivediamo comunque ma con un altro spirito al Maggiore».
Walter, ringraziando il personale per la gentilezza e la professionalità, definisce la decisione di chiudere quel centro «incomprensibile»: «Fosse anche vero il risparmio di grandi cifre – scrive –, penso sarebbe opportuno valutare anche il servizio reso da questa struttura. Non posso affermare che non donerò più ma sicuramente lo farò con minor leggerezza». Nel quaderno che raccoglie decine e decine di pensieri, ha lasciato una segnalazione anche Michele che dona al Burlo da ben 32 anni. La sensazione di molti è che donare in quel centro significhi in qualche modo dare un aiuto concreto ai bimbi meno fortunati. «Una delusione – scrive lo stesso Michele –, la decisione di chiudere questa eccellenza è proprio incomprensibile, non ho parole».
(l.t.)
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