Chiuso il negoziato, Monassi lascia Hera
Marina Monassi, che di AcegasAps è stata direttore generale, lascia il gruppo Hera. L'uscita del dirigente è stata convenuta con l'azienda, che l’ha anzi sollecitata nel momento in cui sta ridisegnando gli organigrammi alla luce di un piano di riorganizzazione del gruppo guidato da Tomaso Tommasi di Vignano. In tempi di spending review, avrebbe avuto scarse motivazioni la presenza di un dirigente con livelli di compenso sostanzialmente allineati, per esempio, a quelli dell'attuale amministratore delegato di gruppo, l'udinese Stefano Venier. Oggi presidente dell'Autorità portuale, Monassi cessa dunque ogni rapporto con AcegasAps, e tutto lascia supporre che l'uscita - concordata in via definitiva qualche giorno fa - sia avvenuta sulla base del contratto per i manager: da 19 a 30 mesi di stipendio anticipato e manleva su ogni capitolo di ordinaria amministrazione dell'ultimo quadriennio. Un capitolo quest’ultimo - va da sé - di scarso rilievo pratico, giacché poco dopo il passaggio alla presidenza dell'Authority, datato inizio 2011, Monassi è entrata in aspettativa alla multiutility e non vi ha quasi mai messo piede.
L'uscita da Hera interrompe un percorso professionale che Monassi aveva tracciato accortamente - e con gran previdenza - a partire dal 1994: dall’Autorità portuale ad AcegasAps, e poi ancora alla Torre del Lloyd e nuovamente alla multiutility. Un percorso appunto interrotto a far data dal 4 luglio scorso, quando le parti si sono incontrate dinanzi a Federmanager a Bologna. Ed è un percorso che merita di essere ricordato. Fu nel 1994 infatti che la signora, già collaboratore amministrativo capo di divisione della Marina Mercantile a Roma, sbarcò a Trieste trasformandosi - fu la prima tappa - in direttore generale dell'allora Ente autonomo del Porto di Trieste. Era il tempo in cui Giulio Camber, l'allora senatore listaiolo alleato con il Garofano, era approdato al ruolo di sottosegretario ai Trasporti. Del Porto, Monassi, laureata in Biologia, divenne in seguito segretario generale, presidente e infine, nel 2006, commissario: dimissionaria nel bel mezzo di un’aspra battaglia legale con la Regione, nominata a subentrare a se stessa da Pietro Lunardi che con il relativo decreto firmò uno dei suoi ultimi atti da ministro prima dell'insediamento del governo Prodi. In quello stesso 2006 - era il 10 ottobre, di lì a poco al Porto si sarebbe insediato Claudio Boniciolli - Monassi entrava in AcegasAps, nominata direttore generale all’unanimità dal consiglio di amministrazione presieduto allora da Massimo Paniccia. Qualche anno dopo, rieccola alla presidenza dell’Authority. E siamo a oggi: mandato in scadenza a gennaio 2015 (anche se a lei, lo ha esplicitato, una riconferma alla Torre del Lloyd piacerebbe assai).
Si arriva così appunto al quarto passaggio: il programmato rientro in AcegasAps, una sorta di paracadute. Un rientro che Monassi ha avuto premura di garantirsi un bel po’ di anni fa. Divenuta infatti nel gennaio 2011 presidente dell’Authority, cessata a fine aprile dello stesso anno dalla carica di direttore generale di AcegasAps, solo pochi mesi dopo - con la prospettiva di rimanere al timone della Torre del Lloyd per altri tre anni abbondanti - prevedeva di rientrare nell’organigramma della multiutility. Come? Esercitando un’opzione contrattuale risalente al 2006 in base alla quale, scaduto l'incarico in AcegasAps, avrebbe appunto potuto scegliere di esservi assunta definitivamente. A tempo indeterminato. E con la posizione di dirigente. Cosa che puntualmente - entro i sei mesi che le erano stati concessi per pensarci su - ha fatto. Come mai l’azienda aveva disposto contrattualmente quella clausola di fattura sartoriale? E del resto, chi avrebbe rinunciato a una clausola completamente a proprio favore? Tant'è che Monassi, esercitata l'opzione, ha poi chiesto e ottenuto al contempo l’aspettativa, vista la poltrona su cui si era da poco insediata in Porto.
Sta di fatto che Monassi in AcegasAps non rientrerà, vista la chiusura del negoziato per la risoluzione del contratto di lavoro. Un contratto le cui premesse risalgono all’epoca in cui Hera distava anni luce da Trieste, a presiedere il cda di AcegasAps c’era Paniccia, il Comune era guidato dal centrodestra con Roberto Dipiazza. Tempi lontani rispetto a oggi che AcegasAps fa parte del Gruppo Hera presieduto da Tommasi di Vignano (ex amministratore delegato di Acegas che nel 2002, Comune da poco conquista dell’allora insormontabile centrodestra, fu sostituito proprio da Paniccia); che al Comune c’è il centrosinistra di Roberto Cosolini; e che Monassi sta concludendo all’Authority un mandato che l’ha vista entrare in contrasto frontale - su temi diversi, dal Porto Vecchio alla Ferriera - con gli enti locali.
I contatti per una uscita di Monassi da AcegasAps si sono intensificati nelle ultime settimane. Anche se coperti dal riserbo più assoluto. A partire da quello del presidente di AcegasAps Giovanni Borgna e del direttore generale Roberto Gasparetto: «Non ho alcun commento da fare nel rispetto della riservatezza delle persone interessate», taglia corto Borgna.
Ma è proprio sul raggiungimento di un accordo che si è puntato all’interno della normativa prevista in questi casi (appunto da 19 a 30 mensilità). Nel bilancio integrato AcegasAps del 2010 sono iscritti i 336.975 euro percepiti dall’allora direttore generale Monassi (di cui 61.007 alla voce “bonus e altri incentivi”), cifra seconda solo a quella dell’amministratore delegato e vicepresidente a quota 377.197. Altri i numeri nel bilancio 2011: qui alla voce “Monassi Marina direttore generale” si legge una cifra totale di 168.149 euro per il periodo di carica dal primo gennaio al 28 aprile, data di formale cessazione dell’incarico con l’approvazione dello stesso bilancio.
In quell’inizio di 2011 peraltro era emerso pubblicamente, con interrogazioni e interpellanze, da destra e da sinistra e dal Comune alla Regione, il caso del doppio incarico della presidente del Porto che aveva mantenuto anche il ruolo in AcegasAps. Monassi aveva risposto scrivendo di voler rinunciare, di lì alla scadenza del 28 aprile, a retribuzione, benefit ed emolumenti che per sua espressa volontà sarebbero andati devoluti al Fondo sociale dei dipendenti del gruppo. Lo aveva fatto peraltro sottolinendo l’intervento con cui, il 25 gennaio di quel 2011, il cda di AcegasAps l’autorizzava a mantenere entrambi i ruoli con la prospettiva ben salda del rientro in AcegasAps. Un rientro su cui il cda allora non aveva avuto possibilità di incidere, in base all'opzione blindata nel 2006. Ma che Monassi potesse mantenere entrambi gli incarichi - e relativi compensi - già allora apparve quanto mai stravagante alle istituzioni locali e in particolare al socio principe di AcegasAps, il Comune di Trieste.
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