Chiude il supermarket Coopca di Chiarbola
Non bastava lo sconvolgimento creato nella grande distribuzione dal crac delle Cooperative Operaie. Un’altra spada di Damocle pende ora su una struttura di vendita cittadina, legata a una grande cooperativa regionale: il supermercato Coopca di via Pirano, da decenni nella rete commerciale del rione, coinvolto, al pari di una quarantina di altri negozi e supermercati della regione e del Veneto, nel crac della Cooperativa carnica di consumo.
La cassa integrazione per i 14 dipendenti proseguirà fino al 19 aprile 2016, ma per il pubblico la saracinesca del supermercato Coopca, come quelle delle altre strutture di vendita della cooperativa, si abbasserà il 31 dicembre, secondo quanto ha stabilito il Tribunale di Udine.
Si tratterà di un disagio non da poco per molti consumatori del rione di Chiarbola - i clienti giornalieri del supermercato si aggirano sui 500 - un centinaio dei quali è colpito in maniera più pesante essendo anche socio della Coopca, con depositi che si aggirano sui 20-30mila euro a testa. Non solo, per molti di essi il danno è stato duplice: erano anche soci delle Cooperative Operaie, e nel corso degli anni avevano affidato i loro risparmi anche alla Coopca, confidando nella buona gestione dei friulani... Tutti clienti che, dopo la doppia “scottatura”, chiaramente non si sono fatti più vedere in via Pirano.
Anche diversi dei 14 dipendenti sono soci prestatori della Coopca, poichè gli stipendi venivano accreditati sul libretto del risparmio sociale. Somme poi bloccate alla fine del 2014, dopo che la Coopca ha consegnato i libri al Tribunale di Udine.
Dall’aprile scorso i 14 lavoratori, tutti dipendenti “storici”, sono, come detto, in cassa integrazione. Ma il supermercato deve continuare a funzionare. «Operiamo con metà personale. Metà lavora e metà resta a casa, a rotazione», spiega Arianna Sal, responsabile della struttura di vendita e dipendente della stessa da 28 anni.
Arianna Sal è responsabile del supermercato dal 2000, anno in cui avvenne la cessione dell’attività alla Coopca, che prese il locale in affitto.
«Vennero cedute le strutture - racconta - l’avviamento e anche i dipendenti, compresi i nostri Tfr che ora sono bloccati. In tutti questi anni non ho mai avuto sentore che le cose potessero andare male, al punto che anche alcuni miei familiari si sono fatti soci».
Per anno c’era dunque fiducia nella Coopca, azienda che inoltre remunerava i depositi dei soci al 3,25%. Quando però le cose hanno cominciato a mettersi male quel rapporto di fiducia con i soci-prestatori si è inevitabilmente incrinato. «Quando abbiamo cercato di ritirare i nostri soldi - ricorda sempre Arianna Sal - l’azienda ha bloccato tutto, dicendo che se tutti avessero prelevato i depositi la cooperativa sarebbe fallita. In realtà era già crollata, ma noi non lo sapevamo».
A fine mese, davanti al giudice delegato del Tribunale di Udine, è fissata l’udienza in cui, se non ci saranno opposizioni, verrà approvato il concordato preventivo. «Viviamo nel limbo - osserva Gloria D’Alessandro, dipendente del supermercato e sindacalista della Filcams-Cgil - perchè non abbiamo alcun tipo di tutela futura. E dire che si tratta di una struttura con potenzialità enormi non sfruttate. Per questo punto di vendita, in Friuli non hanno avuto la minima considerazione!».
In questi mesi, intanto, qualche imprenditore, non solo triestino, ha mostrato interesse per il supermercato di via Pirano, ma sempre in forma anonima. Il futuro delle strutture di vendita sarà comunque nella mani del liquidatore giudiziale (ancora da nominare), che tra i vari compiti avrà anche quello di esaminare le proposte di acquisto arrivate entro il termine del 20 giugno, ed altre giunte successivamente, come pure quelle che potrebbero pervenire nei prossimi mesi.
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