Chiude il centro diurno per clochard e migranti a Trieste: «Sarà un punto giovani»

Nato dieci anni fa come supporto ai senzatetto, in particolare quelli stanziali, oggi è diventato tappa di stranieri in attesa di entrare nella rete dell’accoglienza
Lasorte Trieste 19/06/19 - Via Udine, Centro diurno
Lasorte Trieste 19/06/19 - Via Udine, Centro diurno

TRIESTE Il Comune di Trieste sta «valutando» - ma in realtà il dato è tratto, pur in attesa dei passaggi formali - la chiusura del centro diurno di via Udine, quello gestito dalla Comunità San Martino al Campo, che ogni giorno offre un posto dove riposare, mangiare qualcosa, fare una doccia, lavare i vestiti e cambiare la biancheria a chi non ha un tetto. E che, in inverno, diventa un caldo “rifugio” anche per dormire. L’idea dell’amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Roberto Dipiazza è di trasformarlo, e in tempi brevi, in un «punto giovani», per combatterne disagio e rischio emarginazione. Una decisione che, a inquadrarla nel contesto politico dominato dalla Lega, offre all’opinione pubblica un retrogusto salviniano, visto che tale realtà - nata per dare una mano ai senza tetto prevalentemente stanziali - è sempre più frequentata da migranti che, fuori dal circuito dell’accoglienza o in attesa di entrarvi, trovano tra quelle mura un fugace supporto. Ma qui «la Lega non c’entra nulla», giura l’assessore ai Servizi sociali Carlo Grilli, espressione della civica Lista Dipiazza, che respinge seccamente le voci che parlano di un presunto indirizzo imposto dal vicesindaco leghista Paolo Polidori, fresco di delega al Bilancio e pronto a tagliare i fondi necessari alla gestione del centro.

«Paolo (Polidori, protagonista della vicenda dei vestiti gettati a un senzatetto in inverno, ndr) non c’entra nulla», anticipa Grilli: «Mi assumo ogni responsabilità di questa decisione, condivisa anche con i miei funzionari. Ci metto la faccia, ne rispondo pubblicamente perché alla luce degli ultimi dati, che testimoniano come a Trieste i senzatetto siano un numero esiguo, una trentina, bisogna avere coraggio e rimodulare quel servizio, dando risposte ad altre emergenze, come quella del disagio giovanile».

Ma facciamo un passo indietro. Il centro diurno - da non confondere con il dormitorio di San Martino al Campo che la notte offre una soluzione a chi cerca un luogo sicuro dove dormire - è stato voluto proprio da Grilli dieci anni fa, al suo primo mandato alla guida dell’assessorato al Welfare nella precedente giunta Dipiazza. L’investimento immobiliare porta la firma della Fondazione CRTrieste. E il Comune, con circa 160 mila euro l’anno, supporta tutta l’attività data in gestione alla Comunità San Martino al Campo, che attualmente lì opera con quattro suoi operatori, affiancati da due dell’Ics.

«Quando è stato aperto quel centro - ricorda Grilli - i dati sui senza fissa dimora raccontavano di un’emergenza a Trieste, e il Comune decise di dare una risposta. Oggi, però, i numeri sono diversi e quella struttura ha perso la sua funzione, e alla trentina di senzatetto ritengo si possa dare un servizio migliore, più completo, che vada al di là del panino e della coperta e che preveda invece una vera e propria presa in carico».

L’assessore, per i clochard, ha in mente «una soluzione diversa che garantisca un salto di qualità, un supporto più completo di quello che stiamo offrendo in quei locali oggi. Ne sto parlando con la Caritas. Quelle persone le conosciamo una per una, e verranno accompagnate passo passo, a loro non mancherà mai il nostro supporto, anzi, sarà migliore». Grilli garantisce che il piano di emergenza freddo che per quattro mesi l’anno, la notte, faceva leva anche su quella realtà, proseguirà spostandosi in un’altra struttura.

Il centro diurno di via Udine oggi è frequentato in particolare da migranti. Non ci sono più solo i clochard locali. «Ma io è di loro che mi devo occupare – sottolinea Grilli – altrimenti il centro diurno assume una funzione diversa. Le altre persone verranno accolte da altri soggetti. Di loro deve occuparsi la Prefettura con le realtà che si occupano di accoglierle. Sarà un punto da affrontare con il prefetto. Stiamo parlando di denaro pubblico, non ci si può ostinare a tener aperto un servizio se l’utenza si è modificata, è giusto avere coraggio, fare un ragionamento e prendere delle decisioni. È un percorso che intendo condividere con San Martino al Campo, che ha già dato dimostrazione di enorme capacità in ambito di disagio giovanile. Ho già anticipato che stiamo facendo un ragionamento in tal senso e a giorni ci confronteremo». Ma quali i tempi per questa conversione? «Brevi. Condivideremo con San Martino al Campo il progetto e appena verrà definito, in giunta, daremo il via».—


 

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