Chiude dopo quasi 70 anni la “Foto Omnia” di Borsatti il leggendario studio-negozio del decano dei fotografi
TRIESTE. Le sue foto hanno portato l’immagine di Trieste nel mondo per decenni, conferendogli fama, prestigio e importanti riconoscimenti. Ma ora, dopo quasi 70 anni di attività, a breve abbasserà la serranda del suo studio fotografico per l’ultima volta. Così il “maestro” Ugo Borsatti, classe gennaio 1927, decano dei fotografi di Trieste, ha deciso, sia pure a malincuore, di chiudere definitivamente la sua creatura, la “Foto Omnia”, la ditta individuale aperta il primo settembre del 1952. Al momento la data di cessazione dell’attività non è ancora decisa, ma comunque avverrà nelle prossime settimane, dopo una vendita promozionale.
«Purtroppo – afferma Borsatti – ho dovuto prendere questa decisione con grande sofferenza, data la mia età, ma su questa scelta dolorosa ha influito anche la crisi economica che stiamo attraversando». Per il fotoreporter triestino questo non è stato soltanto un lavoro, ma un amore che lo ha coinvolto per tutta la vita. La fotografia è proprio una passione di famiglia: il padre Romano, rinomato maestro di musica e compositore, era pure un fotoamatore.
«Ho scattato le mie prime foto a 16 anni», ricorda Borsatti: «Si tratta di alcuni scatti che ho fatto dalla finestra della casa dove abitavo, in via Ginnastica, con l’apparecchio di mio fratello, assente perché catturato dei tedeschi. Sono riuscito a immortalare alcuni soldati italiani fatti prigionieri dai tedeschi che stavano transitando sotto la mia abitazione l’8 settembre ’43. Queste foto sono molto importanti perché sono fra le poche immagini che testimoniano di quel periodo, prima della costituzione dell’Adriatisches Kuestenland, senza contare che a quei tempi era quasi impossibile trovare pellicole per macchine fotografiche».
Dopo il diploma da geometra, Borsatti fa mille mestieri: dall’aiuto pesatore al Mercato ortofrutticolo al rappresentante di commercio. Quindi, come geometra, entra in uno studio di architettura e per quattro anni, poi, collabora con la Divisione Lavori Urgenti (SeLaD). Prima di aprire l’attività di fotografo in proprio lavora con gli eredi del famoso fotografo triestino Francesco Penco, nello studio di Corso Italia: è il massimo cui può ambire un aspirante fotografo, vista anche l’eccellente qualità delle attrezzature in dotazione allo studio. Qualche mese dopo la Questura liberalizza le licenze e il primo settembre 1952 Borsatti può finalmente aprire la “Foto Omnia”, intanto nella casa di via Ginnastica a causa delle ristrettezze economiche del momento, mentre per la leggendaria sede di via Gatteri dovrà aspettare fino al 1961.
Fedele al nome della sua agenzia, il decano dei fotoreporter inizia a spaziare in vari campi, dallo sport alla cronaca, stampando in bianco e nero anche per fotoamatori. Comincia a collaborare con varie testate sportive come Stadio, TuttoSport e Corriere dello Sport. Per oltre vent’anni è il fotografo ufficiale di Gazzettino e Messaggero Veneto ed è corrispondente del Corriere della Sera e dell’agenzia RotoFoto di Fedele Toscani, padre di Oliviero. E proprio andando a seguire una partita di calcio Borsatti realizza uno degli scatti che lo porteranno oltre Oceano. «Quando la Triestina giocava in casa – narra il fotoreporter – andavo sempre allo stadio Grezar e una domenica, il 15 gennaio 1961, un uomo che spingeva un carretto all’interno della galleria di Montebello venne urtato da un’automobile e morì sul colpo. Feci alcune foto per dovere di cronaca e qualche anno dopo Piero Racanicchi ne scelse qualcuna per esporla nel 1964 al Moma di New York, all’interno di una mostra dedicata ai fotoreporter italiani».
L’archivio storico di “Foto Omnia” di Ugo Borsatti è stato dichiarato di interesse storico ed è stato vincolato dalle “Belle arti” nel 1995; nei primi anni Duemila è stato acquisito dalla Fondazione CRTrieste e attualmente si trova alla Fototeca dei Civici musei di Storia e arte a Palazzo Gopcevich.—
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