Chiesto l’ergastolo per Console e Cavalli

In tre ore di requisitoria il pm De Bortoli ha attribuito uguale responsabilità ai due imputati. Il pianto di “Beppe de Roian”
Di Corrado Barbacini
Paolo Giovannini, Trieste 31/10/2011, Tribunale di Trieste.
Paolo Giovannini, Trieste 31/10/2011, Tribunale di Trieste.

«Ergastolo per Giuseppe Console». «Ergastolo per Alessandro Cavalli».

Il pm Massimo De Bortoli ha pronunciato nel silenzio assoluto queste parole ieri, al termine della requisitoria durata oltre tre ore. E nell’aula a porte chiuse è sceso il gelo per Giuseppe Console, che stava al banco guardato a vista da due agenti della polizia penitenziaria, e per Alessandro “Tex” Cavalli, che invece era stato fatto sedere a qualche metro dal’ex amico di Roiano. Quando ha sentito pronunciare la parola ergastolo Console si è seduto di scatto come se avesse avuto un mancamento. Poi è scoppiato in un pianto a dirotto. Cavalli è rimasto come inebetito, quasi non si rendesse conto di quanto accadeva. Così ha riferito chi era nell’aula in cui si è celebrato uno degli ultimi capitoli giudiziari nati dal mostruoso omicidio di Roiano.

Ad ascoltare il pm De Bortoli il giudice Guido Patriarchi e una nutrita schiera di avvocati, i difensori Paolo Bevilacqua e Maria Genovese e quelli di parte civile Valentina Montecchia e Massimo Scrascia. A parlare - prima del rinvio al 18 febbraio per l’atto finale - è stata Montecchia, legale della famiglia Novacco che ha chiesto due milioni di euro di risarcimento.

Secondo il pm De Bortoli, Console e Cavalli hanno avuto la stessa identica responsabilità nella morte di Giovanni Novacco avvenuta al termine di 15 ore di torture in quella che senza esagerazioni è stata definita la stanza degli orrori nella casa di via Gemona. Questa la chiave interpretativa del pm: non c’è stata alcuna leadership, ma un’identica gravissima responsabilità da parte di entrambi gli imputati. E questo anche se dalle indagini e dalle perizie è risultato che “Tex” sia stato meno attivamente impegnato nello svolgimento dei fatti anche a causa della menomazione a un braccio. È anche vero - secondo il pm - che proprio Cavalli avrebbe potuto, se lo avesse voluto, interrompere la mattanza e frenare l’altro. Ma non l’ha fatto.

Insomma, in qualche misura la loro amicizia in quella notte di sangue e di morte era stata funzionale per entrambi. Secondo il pm De Bortoli il ruolo di Cavalli non è stato per nulla secondario, la sua funzione quella notte è stata determinante. De Bortoli ha parlato con riconosciuta pacatezza e ha ricordato anche gli esiti della perizia psichiatrica che ha evidenziato la «capacità di intendere e di volere» da parte di entrambi gli imputati al momento dell’omicidio di Giovanni Novacco: sani di mente e consapevoli di quello che stavano facendo secondo una precisa finalità e determinata coerenza interna.

«Ho visto una profonda sofferenza anche da parte del pm. Ma non vedo l’ora di replicare alla sua interpretazione», ha affermato al termine dell’udienza l’avvocato Paolo Bevilacqua. «Quella dell’ergastolo è stata una richiesta dovuta, oltre che annunciata fin dai giorni scorsi», ha aggiunto l’avvocato Maria Genovese.

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