Chiesto il rinvio a giudizio di fra Valentino
GORIIZIA. Il pubblico ministero Ilaria Iozzi ha chieso il rinvio a giudizio di fra Valentino, al secolo Kiflemariam Weldemarian Tesfu, 70 anni, accusato di abusi sessuali ai danni di una trentaquattrenne straniera residente a Gorizia. Un fatto distinto e diverso da quello denunciato dalla trasmissione televisiva “Le Iene”, che emerse pubblicamente sulle pagine del nostro giornale in tutta la sua crudezza nell’ottobre dello scorso anno.
«L’udienza preliminare - fa sapere l’avvocato Riccardo Bassi che tutela gli interessi della donna - è stata fissata per il 28 maggio prossimo. Tecnicamente, nel diritto processuale italiano, si tratta di quell’udienza che si tiene dinanzi al Giudice dell’udienza preliminare (Gup), successivamente alla richiesta di rinvio a giudizio effettuata dal pubblico ministero». L’avvocato, anche comprensibilmente vista la fase istruttoria delicatissima, aggiunge poco altro. Si limita ad osservare che «la Procura ha deciso di procedere e di vederci chiaro. Evidentemente - il suo pensiero - gli elementi per fare questo passo ci sono tutti». Il 28 maggio, dunque, si conoscerà il futuro giudiziario di quello che è stato, per diversi anni, l’assistente spirituale all’ospedale San Giovanni di Dio di via Fatebenefratelli.
Il religioso, sospeso già nell’ottobre scorso e immediatamente allontanato da Gorizia per aver molestato sessualmente una donna nella sagrestia della cappella del nosocomio cittadino, ha deciso di farsi tutelare da due avvocati di Padova: Michele Godina e Lorenzo Locatelli. Saranno, dunque, loro a difendere il frate.
Necessaria ora una ricostruzione dell’accaduto con il quadro accusatorio in ballo. Il 22 ottobre scorso, in seguito a un servizio de “Le iene”, si era rivolta alla nostra redazione un’altra donna che aveva dichiarato di essere stata pure lei, qualche anno prima, oggetto delle pesanti attenzioni di Kiflemariam Weldemarian Tesfu. C’era stata anche una denuncia che la 34enne straniera, residente a Gorizia da parecchio tempo, aveva presentato al comando provinciale dei carabinieri il 17 maggio 2017. E di cui, sino ad allòra, non c’erano state notizie di sviluppi o altro. Un racconto circostanziato in cui si tirava in ballo fra Valentino, sospeso e immediatamente allontanato da Gorizia per aver molestato sessualmente una donna nella sagrestia della cappella del San Giovanni di Dio.
Era il terzo caso, dopo quello documentato da “Le Iene” e dopo la denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Bergamo da una donna del luogo. Avevamo tutelato e continuiamo a tutelare l’identità della 34enne a sua garanzia. La chiameremo e continuiamo a chiamarla Giovanna, nome di fantasia. Il suo difensore è Riccardo Bassi, avvocato del Foro di Gorizia. È lui che aveva letto, per sommi capi, i contenuti della querela.
La trentaquattrenne citava tre incontri. Il primo, datato 8 aprile 2017. Era di mattina. Giovanna aveva concordato telefonicamente un incontro con il frate, a cui avrebbe voluto confidare le difficoltà legate al suo stato di salute. Venne ricevuta nel suo “ufficio” (la sagrestia) al San Giovanni di Dio. «Ho cominciato a parlare dei miei problemi e, inizialmente, mi è sembrato di avere di fronte una persona buona, comprensiva, che voleva realmente offrirmi aiuto e sostegno. Mi abbracciava innocentemente, mi diceva di stare tranquilla, sentivo che potevo riporre fiducia in lui». Qualche giorno dopo, un nuovo incontro. «In quell’occasione chiuse la porta a chiave. Mi prese per un braccio, mi strinse forte a sé, tentò di baciarmi e palpeggiarmi». Un comportamento simile, se non uguale, agli altri due casi. «Non dire niente», il suo invito. Poi, la donna era riuscita a uscire dalla “gabbia”. Il 6 maggio 2017, il terzo incontro. «Gli ha detto di desistere dal suo comportamento ma lui ha chiuso nuovamente la porta – raccontò l’avvocato, sintetizzando il contenuto della denuncia –. Le ha messo la mano sulla bocca e tentava di baciarla», poi aveva iniziato a palparle il seno.
Ora sarà il Giudice dell’udienza preliminare a decidere il seguito da dare a quelle pesanti accuse. —
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