Chiesa di Gretta, scarseggiano i fedeli: messa cancellata
La decisione di don Marin per la chiesa di Gretta è fare una funzione in meno. San Giusto ”tiene” ma soltanto grazie ai turisti. Calo di presenze anche nelle altre parrocchie
TRIESTE
. La messa è finita, anzi soppressa. Andate in pace. È il caso della chiesa di Santa Maria del Carmelo, nel cuore del rione di Gretta, dove una delle due messe mattutine della domenica è stata cancellata. Fino al 2010 venivano celebrate una funziona religiosa dietro l’altra con questi orari: 7.30, 9, 10, 11.30 e 19. A quelle del mattino da tempo partecipavano pochi fedeli e così il parroco don Roberto Marin è corso ai ripari decidendo di accorpare le due funzioni delle 10 e delle 11.30. Ne celebrerà una sola alle 11. Il problema delle chiese che si stanno svuotando preoccupa anche sacerdoti di altre parrocchie, anche se non hanno tagliato messe. Tuttavia va rimarcato che Trieste è una città storicamente laica.
«Il calo dei fedeli c’è, non lo si può negare - evidenzia don Marin - ma la decisione è stata presa anche per dare maggior risalto alla messa parrocchiale che gode anche della partecipazione dei bambini e della maggior parte della nostra comunità. Moltiplicare le messe va contro una logica parrocchiale, meglio accorpare e ridurre la frammentazione».
Un provvedimento preso con la lucidità e il pragmatismo del manager. Del resto non c’erano alternative. In chiesa ci sono sempre più anziani e meno giovani. Poche le famiglie intere.
Quello che emerge dall’analisi dei sacerdoti delle 61 parrocchie della nostra provincia è che l’importanza della religione si sta indebolendo nel passaggio da una generazione all’altra.
«Noi facciamo un enorme lavoro per coinvolgere i ragazzi - assicura don Marin - Mi impegno in prima persona nel catechismo cercano di far vedere la parrocchia come un punto di riferimento per loro e anche per la loro famiglia. Cerco costantemente momenti di incontro anche con i più piccoli. Ma il paradosso è che poi i bambini vengono a messa e i papà e le mamme no».
Il lavoro di molti parroci punta proprio nell’avvicinare le famiglie ormai lontane dalla Chiesa attraverso i bambini che iniziano a frequentare la parrocchia per il catechismo e la prima Comunione. Ma c’è anche un’altra chiave di lettura per spiegare il sensibile calo di fedeli di questi ultimi anni. È cambiata la popolazione, soprattutto in certi rioni. Nella zona di Barriera Vecchia e piazza Garibaldi vivono migliaia di stranieri con le loro famiglie. Serbi, croati, albanesi kosovari. Molti abbracciano altre religioni e quindi non si fanno vedere in chiesa. A San Giacomo, ad esempio, dal 1982 ad oggi i residenti sono diminuiti di quasi 8mila unità e negli ultimi 15 anni la parrocchia di San Giacomo Apostolo ha dovuto cancellare due messe.
«La flessione c’è, evidente, palpabile - conferma don Giorgio Giurissi, da 21 anni parroco di Borgo San Sergio - ma da noi mancano i ragazzi, le famiglie composte da giovani che vengono a messa sono poche. Mi accorgo che non c’è più una mentalità di fede ma di usanza». Don Giurissi sostiene che oggi i genitori facciano fare la prima Comunione o la Cresima ai figli perché è una sorta di consuetudine, la fanno tutti, non per reale convinzione cristiana.
«Prendono i sacramenti e qui finisce tutto. Poi spariscono. Si battezzano ma poi non fanno la prima Comunione, oppure fanno la prima Comunione ma poi non si presentano per la Cresima».
E la colpa di questa ”distanza” dalla Chiesa, secondo il parroco di Borgo San Sergio, ha un chiaro colpevole: la famiglia. «Con certe premesse è difficile trasmettere qualsiasi cosa - afferma - anche quello che si insegna con la catechesi non trova seguito in famiglia. I bambini hanno attività, secondo i genitori, più importati da fare: calcio, danza, ginnastica, musica, corsi di inglese...».
Ma qual è la ricetta, se ne esiste una, con la quale tentare di riavvicinare i fedeli alla Chiesa e alle funzioni religiose? «C’è di base un’ignoranza della fede - dice monsignor Giorgio Carnelos, parroco di San Giusto - la religione insegnata a scuola è quella che è. I ragazzi non hanno un retroterra religioso».
Quella di San Giusto è una parrocchia particolare. La cattedrale è una sorta di attrazione e proprio oggi, nella ricorrenza dell’Epifania, sarà celebrata alle 10.30 la messa dal vescovo Giampaolo Crepaldi. «Noi abbiamo la fortuna di fare un servizio importante anche per i turisti che ci tengono a partecipare alla funzione in chiesa - spiega Carnelos - e poi abbiamo i frati cappuccini di Montuzza che fanno parte della nostra stessa parrocchia».
Il numero dei fedeli di San Giusto è incrementato da una nutrita presenza di neocatecumenali. «Non c’è una ricetta precisa per avvicinare i fedeli alla Chiesa - sottolinea - ma noi a San Giusto da 40 anni ci impegniamo nella catechesi per gli adulti della comunità dei neocatecumenali. In questo modo ogni anno nasce una nuova comunità di circa 40 persone molto giovani. E questa attività, - continua - come pure quella importante che portiamo avanti con gli scout, sono la risposta che la Chiesa deve dare alla comunità, sono uno dei percorsi da imboccare per far fronte al calo di fedeli».
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