Chiede di vendere armi antiche Viene denunciato e processato
Le armi, risalenti ai primi decenni del 1800, le conservava da anni in un armadietto. Due fucili ad avancarica mono colpo, solo le canne lunghe poco più di un metro, ed una pistola, sempre ad avancarica mono colpo, con sistema di percussione, il cane esterno vincolato alla batteria di scatto ed un luminello per l’accensione della polvere da sparo.
Armi autentiche, e antiche a tutti gli effetti. Per le quali l’uomo è finito a processo con l’ipotesi di accusa di detenzione abusiva, non avendone denunciato il possesso all’autorità.
Protagonista della vicenda è una vecchia gloria del calcio, Antonio Kuk, 74 anni, residente a Monfalcone, natali siculo-carsolini, noto per aver militato a lungo tra le file della Triestina, nonché del Crda di Monfalcone e del Venezia, molto attivo anche nell’osservazione dei calciatori, alla ricerca dei più talentuosi.
Durante l’udienza al Tribunale di Gorizia, martedì, il giudice monocratico Concetta Bonasia ha pronunciato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato. A rappresentare l’uomo nel procedimento a suo carico è stato l’avvocato Franco Crevatin.
Tutto era nato nel momento in cui l’ex calciatore aveva deciso di vendere le armi antiche, regalategli da un amico, nel frattempo deceduto, come lo stesso ha dichiarato agli inquirenti.
Era la mattina del 10 ottobre 2013 quanto Kuk si era presentato al Commissariato di Polizia per avere informazioni in ordine alle procedure da espletare al fine di vendere i “cimeli” ottocenteschi nel rispetto delle norme. Insomma voleva fare le cose in piena regola. Ai poliziotti allora aveva pertanto spiegato la questione. Gli agenti avevano provveduto ad eseguire le verifiche, ma di quelle armi antiche non c’era traccia di denuncia ai fini della relativa detenzione. I poliziotti a quel punto s’erano fatti accompagnare all’abitazione dell’uomo procedendo al sequestro dei due fucili e della pistola custoditi nell’armadietto. Da qui, dunque, la denuncia di detenzione abusiva delle armi, sfociata nel relativo processo.
Il personale della Questura aveva anche eseguito una perizia, rilevando che i fucili e la pistola risalivano ai primi decenni del 1800, dopo la scoperta del fulminato di mercurio, composto chimico utilizzato ai fini del caricamento. Armi da sparo antiche, erano state classificate, quindi autentiche, non semplici repliche, e che allo stato non erano in grado di funzionare.
Nel corso delle indagini preliminari, Kuk, attraverso un’istanza formale inoltrata alla Procura, aveva invocato l’applicazione della normativa europea sulla scorta della quale le armi antiche non dovrebbero essere denunciate, richiedendone il dissequestro. Il pubblico ministero all’epoca aveva da parte sua richiesto ragguagli all’Ufficio armi della Questura. In sostanza, il riferimento alla normativa europea veniva ritenuto infondato prevalendo la legge italiana in materia, che prevede invece la denuncia della detenzione anche per le armi antiche. Processo chiuso, reato prescritto. E le armi antiche sono state destinate alla distruzione.—
Riproduzione riservata © Il Piccolo