Chi sono gli Arditi?L’inizio dell’attività sulla Bainsizza per i primi 500 dei reparti d’assalto
L’unità inquadrata nella Seconda armata cominciò l’addestramento
nel luglio 1917 a Manzano ed è diventata famosa per le sue imprese
L’inverno del 1917 è il più rigido del periodo della Grande Guerra. Per le truppe, specialmente quelle in linea, e per la popolazione civile il freddo acuisce le già notevoli difficoltà.
Approfittando della stasi obbligata delle operazioni i comandi supremi del Regio esercito italiano mettono in atto un piano da tempo in gestazione, ovvero il rafforzamento dell’organico.
Nell’estate 1917, a riorganizzazione compiuta, il nostro esercito conta 4.200.000 uomini chiamati alle armi, quasi la metà in zona di guerra, 300 mila in istruzione, 250 mila negli ospedali, 800 mila tra caduti, prigionieri e invalidi definitivi, 450 mila in servizio in Italia molti dei quali “imboscati”.
Ed è a questi militari che il generale Cadorna dedica la sua attenzione per portarne alcune migliaia al fronte. Nel 1917 inoltre sono arruolate circa 600 mila ragazzi. In totale le brigate assommano a 116 e i reggimenti a 237. Si passa così da 20 a 25 Corpi d’armata e da 48 a 63 divisioni.
Le operazioni belliche riprendono a metà maggio con la decima battaglia dell’Isonzo, con il vano tentativo della Terza Armata di prendere l’Hermada e dunque vedersi spianata la strada verso Trieste.
Nell’ambito del rafforzamento e della riorganizzazione del Regio esercito avvengono tre principali trasformazioni: il potenziamento del corpo degli alpini e dei bersaglieri; l’aumento della dotazione di mitragliatrici alle singole compagnie (ma la produzione italiana è di molto inferiore a quella imperiale) e la formazione dei reparti d’assalto, in seguito indicati come gli arditi.
L’addestramento avviene da luglio nella frazione di Sdricca a Manzano.
Gli arditi diventeranno famosi «per le loro imprese, caratterizzate dall’impeto e dal coraggio al limite della temerarietà».
Al netto della retorica che spesso ha connotato la narrazione della Prima guerra mondiale nel ventennio successivo, effettivamente gli arditi rappresentano la punta di diamante del Regio esercito, meritando l’attenzione e la stima anche dei comandi degli eserciti “nemici”.
Sarà il Fascismo a enfatizzare e a strumentalizzare il ruolo dell’unità d’assalto degli arditi, inquadrata nella Seconda Armata. L’unità composta inizialmente da 500 uomini conosce il suo battesimo di fuoco durante le fase iniziali dell’undicesima battaglia dell’Isonzo, agosto-settembre 1917, sull’altopiano della Bainsizza.
L’esito vittorioso convince i comandi a istituire analoghe unità d’assalto anche nelle altre armate.
Rapidamente smobilitati nel dopoguerra, degli arditi la sola prima divisione partecipò al ciclo operativo di riconquista della Libia venendo a sua volta sciolta nel 1920.
Unità dunque che nulla ha a che fare con il Fascismo anche se è indubbio che molti ex militari arditi aderirono al regime mussoliniano.
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