“Chi l’ha visto” indaga sul giallo del pianista Lisini

Il mistero della morte della ballerina ceca e del musicista quarantenne nella puntata di domani
Mafalda Orel, la mamma di Massimiliano e Alessandro Lisini
Mafalda Orel, la mamma di Massimiliano e Alessandro Lisini

Su un punto sono tutti d’accordo: l’ipotesi “omicidio-suicidio” scatenato da un raptus passionale è una messa in scena la cui credibilità è durata lo spazio di un mattino. Vale a dire, il tempo necessario per ottenere i risultati degli esami medico legali.

Che Massimiliano Lisini, quarantenne pianista di Monfalcone e Andrea Dittmerova, giovane ballerina della repubblica Ceca in cerca di un posto al sole nel dorato mondo dello spettacolo, siano i tragici protagonisti di una storia di passione sfociata in omicidio-suicidio è una teoria che fa acqua da tutte le parti. Tanto è vero che a distanza di otto anni il caso “del pianista e della ballerina” non solo è lungi dall’essere liquidato con un’archiviazione - il Gip Raffaele Morvay (ora presidente del tribunale civile) ha sempre rigettato la domanda in tal senso - ma, anzi, gli inquirenti continuano a indagare per cercare di trovare risposte all’intricato giallo triestino.

«Riaprite il caso Lisini, l’omicida è Campisi»
I fratelli Alessandro e Massimiliano Lisini

Un giallo che presenta così tante incongruenze e circostanze poco verosimili, da sembrare la contorta sceneggiatura di un thriller televisivo in cui Lisini prima uccide in casa sua, in piazzale Capolino, la ballerina e ne inscena il suicidio con il gas. E poi, in preda al rimorso, si suicida a chilometri di distanza nella Lancia Lybra di un amico sotto il Monte Grisa. Una messa in scena poco verosimile per mille motivi.

A ricostruire l’intricata vicenda, “Chi l’ha visto”, il format televisivo di Rai3 specializzato in misteri irrisolti, che al noir cittadino dedica due puntate girate in febbraio a Trieste. La prima, andata in onda lo scorso 1° aprile è stata, per così dire, una sorta di “riepilogo” della vicenda, con una panoramica sui personaggi coinvolti.

La storia sarà ampliata e approfondita domani sera, alle 21.05, nella seconda parte del docureportage in cui a vestire i panni dei protagonisti di questo “cold case” nostrano, saranno gli allievi dell’Accademia Musical Theatre Trieste, che ripercorreranno le ore tra l’arrivo in città, l’11 luglio 2007, di Andrea Dittmerova, con in tasca un ingaggio per ballare al “Diamantis”, e l’incontro con Lisini, a cui l’amico Massimiliano Campisi aveva chiesto di ospitare la giovane ballerina ceca. Nel servizio anche le interviste al medico legale Fulvio Costantinides, ai legali delle famiglie coinvolte e alle madri dei due giovani che hanno perso la vita in quella torrida giornata di luglio.

La madre di Lisini: «Ora emerge la verità»

Queste le tessere del macabro puzzle che si cerca di mettere assieme per ricostruire quello che potrebbe essere invece un doppio, se non triplo omicidio volontario, il cui filo conduttore parrebbe indicare quale “burattinaio”, proprio Massimiliano Campisi, per il quale è stata infatti richiesta - non accolta dal pm Giorgio Milillo - l’imputazione coatta dal giudice Raffaele Morvay.

Tutto appare come un velenoso vaso di Pandora zeppo di incongruità, come metterà in rilievo domani sera la puntata di “Chi l’ha visto”, che soprattutto svelerà un possibile collegamento, se non addirittura il movente originario del caso. E cioè il suicidio, nel 2005, del fratello di Massimiliano Lisini, Alessandro, trovato impiccato, ma con una profonda, e certamente non auto-inferta, ferita alla testa.

Poco credibile anche il macabro set della morte di Andrea. Lisini e la ragazza si conoscevano solo da poche ore. Perché ucciderla e inscenare un suicidio lasciando aperto il rubinetto del gas? E perché andare fino a Monte Grisa per togliersi la vita? La madre del pianista, Mafalda Orel, esclude che i figli si siano tolti la vita. A emergere sempre più dal cono d’ombra della vicenda proprio Campisi, oroprietario della macchina in cui morì, pseudo “suicida”, Lisini, autore dell’ingaggio di Andrea.

Per la ragazza forse solo un’infausta “sliding door”: essersi trovata nel posto e nel momento sbagliati. Per Massimiliano forse la colpa di essere venuto a conoscenza di vicende poco limpide legate al fratello.

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