Che paura con le Varvuole, bimbi salvi anche stavolta - Video

GRADO Puntuali come sempre sono sbarcate ieri sull’isola le Varvuole, le streghe del mare che alla vigilia dell’Epifania vengono a portar via i bambini cattivi.
Ad attenderle grazie alla bella, seppur fredda, serata, oltre un migliaio di persone. Anche quest’anno i bambini gradesi sono rimasti nell’isola perché sono riusciti a nascondersi finendo nelle mani protettive delle popolane che li hanno portati in salvo. I primi a scendere in porto dalle batele sono stati proprio i bambini in fuga che sono stati accolti a braccia aperte dalle popolane tutte munite di reste di aglio. Spariti i bambini, poco dopo, sono sbucate nel mandracchio le batele che trasportavano le Varvuole. Batele che hanno fatto il loto “ballo” prima di accostarsi per far scendere a terra, tra la gente e soprattutto i bambini intimoriti, queste brutte streghe.
La rievocazione di questa leggenda del mare che si tramanda oralmente da padre in figlio era iniziata ancora prima quando dalla piazza del municipio lo Zef (il banditore o araldo che dir si voglia) aveva iniziato a girare per le vie del centro avvisando tutti di stare chiusi in casa e di ungere gli infissi metallici con l’aglio oltre che a cospargere con l’acqua benedetta gli angoli dell’abitazione. Dopo lo sbarco in porto le Varvuole si sono dirette verso il centro e il centro storico prima di sbucare in piazza Biagio Marin dove hanno inscenato i loto scatenati e frenetici balli.
Nel frattempo, sulla diga, nei pressi del fortino napoleonico mini ballerine gradesi effettuavano anche loro alcune applaudite figure danzanti. All’improvviso dietro di loro, dal fortino, è sbucata poi una grande Varvuola, seguita quindi dalle altre. Altra scena quella delle popolane che hanno respinto l’assalto alla Casa della Musica da parte delle Varvuole.
Insomma come sempre festa e timori dei piccoli che immancabilmente si sono avvinghiati attorno al collo dei loro genitori, più qualcuno anche piangendo e urlando di voler tornare a casa. Del resto trovarsi di fronte ad attrici-varvuole così ben truccate, un po’ di timore è normale che possa esserci.
La leggenda, così come raccontata da Domenico Marchesini agli inizi del secolo scorso, narra che le Varvuole avevano denti lunghi e appuntiti di rame, capelli di fil di ferro e occhi lucidi e scintillanti. Avevano inoltre gambe nodose di legno ed erano vestite di stuoia con un cappotto di rete a larghe maglie con bottoni di sughero. Tanto brutte da far spaventare anche i demoni. Questa leggenda del mare la si fa risalire all’epoca delle invasioni piratesche degli Uscocchi che avevano assaltato e devastato molti paesi, soprattutto dell’Alto Adriatico.
Una leggenda che ha anche un’appendice che è stata naturalmente ricordata anche ieri nel contesto della rievocazione sostenuta dal Comune e curata da Avenal danza, Banda Civica Città, Grado Voga, la Signora delle Fiabe e Paquita Dance con la collaborazione dei Graisani de Palù e l’attento servizio di vigilanza della Guardia Costiera, quella del “bufulin” (tutto sporco di caligine) che era il figlio di una Varvuola che lo aveva perduto mentre fuggiva dal camino di una casa del centro storico. —
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