«Che gioia riavere mio figlio. L’incubo però non è finito»
Parla il padre del bimbo conteso che dopo anni di battaglie legali ha ottenuto
l’affidamento dal giudice italiano. Ma in Sudamerica è ancora sotto processo
l’affidamento dal giudice italiano. Ma in Sudamerica è ancora sotto processo
La voce bassa di chi sa di aver vinto una battaglia, ma non la guerra. Perché è stata ed è una vera e propria guerra quella che il padre del bambino “conteso” vive. Giudiziaria e umana. E dal 2011, da quando cioè si trascina la vicenda. La sentenza del Tribunale dei minori l’altro ieri ha deciso che il bimbo di sette anni resterà in Italia, a Trieste. Che non andrà in Sudamerica come vorrebbe l’ex compagna. Ma lì, all’estero, il padre è inquisito per sequestro di minore. «Il fronte è ancora aperto, è stato un incubo che purtroppo non è finito», afferma, accettando l’intervista. Anonima per non rendere identificabile il figlio.
Avrà almeno tirato un sospiro di sollievo, dopo la sentenza del Tribunale dei minori che le è favorevole?
Umanamente, sul lato personale, sono soddisfatto. Potrò veder crescere mio figlio.
Sono stati anni difficili, non c’è dubbio.
Sì, è vero. Molto. E credo che non saranno finiti perché la battaglia giudiziaria prosegue. Difficile uscirne.
Tra lei e la sua ex compagna vi siete palleggiati il figlio per anni, da un continente all’altro. Ma cosa è successo in origine tra voi? Come è iniziata questa contesa?
Era il 2011. Eravamo conviventi, abitavamo a Monfalcone. Dopo il parto la mia compagna ha sentito l’esigenza di far tornare in Sudamerica dalla famiglia e io dovevo ristrutturare la casa. Doveva andare in vacanza per alcuni mesi ma non è più tornata.
Il vostro rapporto si era incrinato?
C’è stato un cambio di atteggiamento che io avevo sottovalutato. Pensavo che fosse solo stanca o depressa. Aveva comportamenti altalenanti che non ho saputo interpretare. Lei se n’è andata e ha iscritto la nascita al Consolato (del Paese straniero, ndr) senza dirmi niente e modificando il cognome. Così il figlio è risultato solo suo e basta. Il motivo per cui la mia ex compagna ha voluto restare all’estero è che intendeva proseguire la propria carriera professionale là.
Quali sono le accuse che le sono state mosse?
Il Paese Sudamericano aveva emanato un ordine di cattura internazionale a mio carico dopo che sono andato a riprendermi il figlio (attivando la convenzione Aja per i minori, ndr). Di fatto sono stato considerato non come un genitore del bambino, ma come un sequestratore appartenente alla mafia.
E cosa ha rischiato?
L’ergastolo.
Ma è un pericolo tutt’ora esistente che lei sta ancora correndo nonostante abbia ottenuto il figlio?
Sì. È una cosa ancora non definita, tra l’altro le notifiche degli atti non mi vengono nemmeno mandate. Io ho denunciato anche i giudici stranieri. In Sudamerica la vicenda è diventata un caso politico a livello di governo. Tutta la stampa ne ha parlato.
Cosa scrivevano di lei?
Le cose peggiori e sempre nascondendo che io ero il padre.
In tutti questi anni il piccolo ha vissuto con lei?
Esatto, a Trieste. Ed è sulla base di questo che ho vinto la sentenza al Tribunale dei minori.
La mamma vede il bambino?
Sì, periodicamente.
Ora come vi regolerete per la gestione del figlio? La madre continuerà a vederlo?
Certo, ma sulla frequenza e la periodicità decidono i servizi sociali. Comunque è già da quattro anni che la mia ex compagna viene a far visita regolarmente al figlio.
Quanti soldi ha speso in tutto questo periodo tra viaggi e avvocati?
Credo che con quel denaro avrei potuto comprare tranquillamente una villa.
E la vicenda continua.
Appunto. Quanto stabilito dal Tribunale per i minori è solo una delle pietre miliari. Io ho sempre proposto alla madre di raggiungere una soluzione pacifica e chiudere i processi. Di concentrarci sul figlio e di smetterla di farci guerra. Ma non stiamo andando in questa direzione. Non ho pace.
Si è sentito perseguitato in questi lunghi anni?
Sicuramente. Quando sono tornato in Italia col bambino le associazioni Sudamericane che vivono qua hanno organizzato contro di me una vera e propria caccia all’uomo. Mi cercavano per strada qui a Trieste. Ricevevo minacce.
Adesso?
Le cose si sono calmate. Ma ho vissuto un vero e proprio incubo. Ora non so cosa accadrà.
Quali sono gli altri procedimenti pendenti?
Una decina, tra l’accusa di sequestro di minore e responsabilità genitoriale.
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