Cgil e Uil: la Ilcam di Cormons ha cavalcato le onde della crisi

CORMONS. Che il panorama fosse a tinte fosche l’abbiamo scritto anche ieri. Il settore del legno soffre terribilmente: i numeri della Fillea-Cgil parlano da soli e non abbisognano di particolari commenti aggiuntivi. Ma ci sono aziende che hanno saputo, in qualche maniera, cavalcare le onde della crisi e a gestire situazioni non facili, determinate dalla crisi e dalla contrazione dei mercati. Il simbolo è la Ilcam, l’abbiamo evidenziato più volte. E l’ha sottolineato pure il sindacato che ha parlato della Ilcam quasi sempre in termini positivi. E lo fa anche questa volta: scartabellando le documentazioni del congresso della Fillea-Cgil, viene riservata un’attenzione speciale all’azienda cormonese.
«Unica fra tutte le realtà è l’Ilcam, la quale - sottolinea il segretario provinciale della Fillea-Cgil, Enrico Coceani - sembra aver colto, seppur fra luci e ombre, la vulnerabilità di questo passaggio cruciale e lo ha palesato attuando un piano industriale importante, comprendente sì imponenti investimenti in macchinari e strutture ma anche tagli del personale e ricorso ai lavoratori precari per i picchi di lavoro, oltre a una incessante ricerca di abbattimento del costo del lavoro (come la richiesta di spostare parti di salario presenti nella parte alta della busta-paga in quella bassa mettendola dentro a un indicatore variabile legato alla presenza) e di instaurare una flessibilità di orario e di salari che ovviamente come sindacato dobbiamo e vogliamo respingere».
Perfettamente concorde Andrea Di Giacomo, segretario provinciale della Feneal-Uil. «Nella nostra provincia - sottolinea - l’Ilcam spa è l’unica realtà che naviga sicura, almeno per ora, tra i flutti della crisi. L’azienda si compone di tre divisioni focalizzate nella produzione di frontali in legno massiccio, impiallacciato e pannello nobilitato strutturato, termoformati con foglia termoplastica, e laccati. Lo stabilimento è costituito da 66.000 mq di cui 40.000 coperti e la forza lavoro ammonta a circa 500 dipendenti. Ha avviato fabbriche all’estero, come Ilmest in Slovenia e Ilrom in Romania per creare valore in virtù della loro vicinanza alla risorse forestali, e ha alcune partecipate in provincia di Pordenone».
Il resto è costituito dai numeri (pesanti) del comparto legno illustrati ieri su queste colonne. «Nella nostra provincia, il disagio finanziario si sta facendo sentire in maniera drammatica. L'onda anomala, dopo aver colpito il vicino Distretto della sedia dove solo le aziende più lungimiranti hanno retto, miete numerose oltre che prestigiose vittime anche nel nostro ambito territoriale», la sottolineatura di Coceani, segretario provinciale di Fillea-Cgil.
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