Cessione dell’ex convento “congelata” dai giudici
POLA. I frati benedettini di Praglia, in provincia di Padova, devono attendere. Il monastero di Daila, con la relativa tenuta, non è stato ancora intavolato. Lo ha comunicato la portavoce del tribunale comunale di Buie Slavica Tomac-Ciric, precisando che c’è un contenzioso giuridico da risolvere.
Sull’atto di proprietà, ha spiegato, per il momento è stata iscritta solo un'annotazione che diventerà esecutiva alla conclusione del contenzioso giuridico. Si tratta, come ha aggiunto, di una denuncia avanzata proprio dai benedettini contro la Diocesi istriana, la parrocchia di Daila, il municipio di Cittanova e lo Stato croato. Il dibattimento processuale è stato fissato al 19 settembre dopodichè, cosi la portavoce, molte cose saranno chiarite. Innanzitutto il Tribunale dovrà stabilire la sua competenza sulla materia e verificare anche altre situazioni come l'attuazione degli Accordi di Osimo, della legge sulla denazionalizzazione e del diritto canonico. Ha detto ancora che al Tribunale è stato consegnato il famoso accordo fatto firmare dal Papa, con il quale la Diocesi istriana cede la tenuta di Daila ai monaci italiani.
In base al documento ha concluso Slavica Tomac-Ciric, non può avvenire il passaggio di proprietà essendoci di mezzo, come detto, una causa giudiziaria. Il Tribunale di Buie ci sembra di capire, sta un po' frenando nella vicenda che solo ieri e l'altro ieri sembrava risolta a favore dei Benedettini. Forse si vuole dare tempo ai vertici dello Stato e alla Procura nazionale alla quale il clero istriano si è più volte richiamato, di trovare in extremis un escamotage per evitare che la tenuta di Daila finisca nelle mani dei monaci italiani. Per quel che riguarda le reazioni dal mondo politico sull'intera vicenda, va segnalata la colorita dichiarazione di ieri del deputato istriano Damir Kajin: «La Chiesa croata ha fatto più male a stessa in 7 giorni che il regime comunista in 50 anni».
Nessuna dichiarazione invece da parte dei vertici dello Stato, soprattutto della premier Kosor che nei giorni scorsi si era premurata di convocare il vescovo istriano Ivan Milovan per offrirgli tutto il suo appoggio. Prima della dichiarazione della portavoce del Tribunale di Buie era subentrata la rassegnazione quasi totale alla perdita della tenuta di Daila dopo che il Vaticano aveva richiamato all'ordine e all'obbedienza il clero istriano in rivolta. Anzi la cessione del monastero di Daila e di ciò che è rimasto dei terreni dopo l'incosciente vendita, viene gradita sempre più dall'opinione pubblica. Si è convinti che i Benedettini sapranno far rifiorire nuovamente quei terreni, così come è avvenuto fino al 1948 quando furono cacciati dal regime comunista.
Da quando l'immobile è in mano alla Diocesi istriana è subentrato il degrado e l'attività più redditizia si è rivelata la vendita dei terreni a persone fisiche e società commerciali. Tra l'altro come scrive La voce del Popolo, il vescovo Milovan e i suoi più stretti collaboratori avrebbero venduto qualche terreno a se stessi in quanto cofondatori di società commerciali che li hanno acquistati. ( p.r.)
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