Cervi sul Carso, agricoltori in allarme

Cresce il numero di esemplari. Si nutrono di vitigni e olivi. Oggi a Borgo Grotta un convegno sul fenomeno

SGONICO. È allarme cervi sul Carso. Dopo i danni all’agricoltura provocati dai cinghiali, ora il nuovo pericolo è rappresentato infatti dalla considerevole crescita del numero di cervi presenti sul territorio. Se ne contano almeno un centinaio soltanto sull’altipiano triestino, ma si arriva a novemila in tutto il Friuli Venezia Giulia. Un problema molto sentito, che troverà una prima analisi oggi, alla Casa della cultura di Borgo Grotta Gigante, dove, a partire dalle 9.30, è in programma un convegno intitolato “Cervo: una nuova realtà sul Carso – Esperienze di gestione a confronto”.

Un cervo adulto avvistato di notte tra le case a Barcola


Un appuntamento organizzato di concerto fra la sezione di Trieste della Federcaccia, l’Associazione dei cacciatori sloveni del Fvg e l’Unione nazionale cacciatori zona Alpi, con il patrocinio del Comune di Sgonico. «I cervi sono erbivori – spiega Fabio Merlini, presidente della sezione triestina della Federcaccia – perciò si nutrono di tutto ciò che trovano, a cominciare dai vitigni e dalle piante di ulivo, di cui il Carso triestino è ricco. Ecco perché la loro massiccia presenza, fattore recente e del tutto nuovo nel nostro territorio – aggiunge – sta provocando non poca preoccupazione fra tutti coloro che, sull’altipiano, si dedicano all’agricoltura».

Anche Monica Hrovatin, sindaco di Sgonico, è molto attenta all’evolversi della situazione: «La presenza di cervi in quantità – sottolinea – costituisce un pericolo per i viticoltori, in quanto questi animali sono erbivori e sul Carso ci sono moltissime coltivazioni di vario tipo, ma anche per la popolazione in generale, perché il Carso è densamente popolato, le strade sono tante e un incidente può essere facilmente provocato da un cervo che improvvisamente attraversa la strada». «Un esemplare maschio – precisa Merlini – può raggiungere i 200 chili, mentre una femmina arriva più o meno alla metà. Ecco allora che il problema esiste».

Fra l’altro, l’estate è il momento nel quale i cervi provvedono alla cosiddetta “pulitura dei palchi”, cioè il momento nel quale eliminano da quelle che normalmente sono definite corna la patina che si è creata durante l’inverno. Tutto questo per presentarsi al meglio della forma in autunno, in particolare nel periodo che va da fine settembre alla prima metà di ottobre, quando inizia la fase del famoso “bramito”, cioè il momento dell’accoppiamento, quando il cervo maschio emette un particolare verso per richiamare l’attenzione del proprio harem di femmine e procedere alla riproduzione. «Per pulirsi i palchi – riprende Merlini – i cervi utilizzano gli arbusti e gli alberi, sfregandosi su di essi. Evidenti anche in questo caso – prosegue il presidente della sezione provinciale della Federcaccia – i danni che tale operazione può provocare».

Uno degli obiettivi del convegno odierno sarà quello di definire la possibilità di fissare una serie di piani di abbattimento, per cercare di contenere il numero di esemplari sul territorio. «Abbiamo invitato apposta esperti provenienti da altre regioni italiane e dall’estero – conclude Merlini – per sentire l’opinione di chi ha già proceduto a dare vita a piani di abbattimento e capire quale potrà essere il modus operandi da attuare sul Carso triestino».

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