Cerimonia in sinagoga Trieste a un anno dalla strage del 7 ottobre: «Per la pace bisogna essere in due»
«Un pogrom che non doveva avvenire» ha affermato il rabbino capo di Trieste, Alexander Meloni
«Per noi sono stati 365 giorni di lutto. Abbiamo visto perpetrare il primo pogrom del 21esimo secolo. Perché, allora, ci fanno passare da vittime a carnefici? L’antisemitismo ormai non è più una teoria, ma un fatto. Il popolo di Israele ama la pace, ma per fare la pace bisogna essere in due e l’uno deve riconoscere l’altro. Fino a quando sentirò dire “Palestina dal Giordano al mare” so che non avrò pace». Sono le parole con cui il rabbino capo di Trieste Alexander Meloni ha concluso il suo applauditissimo intervento nella Sinagoga di Trieste, durante la cerimonia di commemorazione delle vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Una cerimonia pubblica che domenica sera, 6 ottobre, ha riempito la seconda sinagoga più grande d’Europa (non poche le persone rimaste in piedi) e in cui è stato lanciato a più riprese l’appello per la liberazione degli ostaggi. È stata anche e soprattutto un’occasione in cui i cittadini triestini e i rappresentanti delle istituzioni si sono stretti in un ideale abbraccio alla comunità ebraica regionale.
Una commemorazione in un periodo in cui è cresciuto il livello di allerta, nel timore che anche in Italia possano verificarsi episodi anti-Israele, tanto più dopo gli scontri al corteo pro Palestina a Roma. Non a caso, ieri attorno alla sinagoga il livello di attenzione da parte delle forze dell’ordine è stato massimo. E i riferimenti a quanto accaduto nella capitale non sono mancati, a cominciare dall’intervento del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.
«Quello del 7 ottobre non è stato solo un attacco a Israele, ma a tutti i valori fondamentali che condividiamo, come libertà e sicurezza – ha affermato –. Il Governo Italiano ha condannato con fermezza questo atto di terrore su famiglie, anziani, bambini inermi. La condanna del terrorismo non può conoscere ambiguità. La solidarietà va a tutto il popolo israeliano, alle famiglie delle vittime e degli ostaggi. L’Italia continua a ribadire il diritto di Israele a difendersi, a proteggere i propri cittadini. Ha il diritto di vivere in pace all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti».
«Questi mesi – ha aggiunto – hanno visto un’ondata dilagante di antisemitismo e intolleranza come prova anche quanto accaduto ieri (sabato ndr) alla manifestazione a Roma». Il ministro si è scagliato contro «chi esalta e giustifica il terrorismo»: «Non possiamo e non vogliamo tollerarlo, il silenzio davanti alle ingiustizie porta solo a nuove ingiustizie».
«Siamo qui per commemorare una delle pagine più strazianti dai tempi della Shoah» è il pensiero espresso da Alessandro Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste, che in riferimento alla situazione attuale ha sostenuto che «senza Iron Dome i missili avrebbero già cancellato Israele che lotta per la sua stessa esistenza, eppure la risposta armata è stata condannata, ritenuta sproporzionata».
«In questi miei 23 anni da sindaco abbiamo lavorato tantissimo per portare a una pacificazione dopo le tragedie del ‘900» ha premesso nel suo intervento il primo cittadino di Trieste Roberto Dipiazza. «Ma non avrei mai pensato di vedere quello che sta succedendo adesso – ha continuato –. Siamo tutti vicini, in un grande abbraccio, alla comunità ebraica con la quale ci lega un’amicizia straordinaria. Speriamo in un po’ di pace».
«La Regione è qui per ribadire ancora una volta come la comunità ebraica di Trieste, al pari di tutte le comunità ebraiche del Friuli Venezia Giulia, costituisca una nostra parte essenziale – ha rimarcato l’assessore regionale all’Istruzione e al Lavoro Alessia Rosolen, in rappresentanza del governatore Massimiliano Fedriga, presente assieme all’assessore alla Difesa dell’Ambiente Fabio Scoccimarro –. Israele rappresenta i confini di quell’Occidente che per noi è democrazia, emancipazione, tolleranza. È molto più di uno Stato democratico e indipendente, è simbolo di libertà e di progresso, i valori occidentali messi in discussione dall’eccidio di un anno fa». «L’odio e la violenza dietro al quale si camuffano anche le manifestazioni delle ultime ore, assieme agli imbarazzati silenzi di qualcuno, devono portarci a riflettere – ha concluso Rosolen –, perché quando si manifesta l’antisemitismo allora è la libertà di tutti a rischiare di essere minacciata».
In rappresentanza del Consiglio regionale, il vicepresidente Francesco Russo ha condannato il diffondersi di «un clima che tollera il ritorno di un antisemitismo nemmeno troppo velato», evidenziando che proprio da Trieste «città multiculturale e multireligiosa, che ha visto dissolversi la Cortina di Ferro, può arrivare l’appello a superare le divisioni».
In Sinagoga ieri erano presenti anche esponenti delle altre confessioni religiose, tra cui il vescovo di Trieste Enrico Trevisi, e della politica, come la sottosegretaria all’Economia, Sandra Savino, e i parlamentari Debora Serracchiani, Nicole Matteoni e Walter Rizzetto. —
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