Cerimomia al Lapidario: Romoli attacca l’Anpi

Alla vigilia della cerimonia al Lapidario (appuntamento oggi alle 17.30 al Parco della Rimembranza) scoppia una polemica a distanza fra il sindaco Ettore Romoli e l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Tutto nasce dal fatto che tale sodalizio «non ha condannato, nè attraverso un comunicato stampa nè con una semplice dichiarazione, l’atto vandalico ai danni del monumento che ricorda i 665 deportati dai partigiani titini che furono poi fucilati o infoibati». Tant’è che, ieri mattina, il primo cittadino l’ha fatto notare. «Non mi sembra che l’Anpi abbia preso le distanze», la sottolineatura del primo cittadino.
Cosa dice l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, una volta sollecitata a prendere posizione? Il suo è stato un atto deliberato? O una semplice dimenticanza? A rispondere è Mirko Primosig, presidente della sezione di Gorizia dell’Anpi. Ringrazia per avergli dato la possibilità di chiarire la posizione dell’associazione. «Certo che condanniamo l’atto vandalico e quelle scritte vergate sul Lapidario. Noi, al contrario di altre associazioni (il riferimento diretto è alla Lega Nazionale), abbiamo sempre condannato questo tipo di azioni ai danni di qualsiasi monumento. Non dimentichiamo che anche noi siamo rimasti vittima di atti spregevoli ma non ho notato da parte di altre associazioni decise prese di posizione di condanna».
Ma perché non comunicare questo pensiero ufficialmente, senza che dovesse essere la nostra testata a stimolare e a caldeggiare un intervento? «Non pensavamo fosse il caso di fare un comunicato», sottolinea Primosig. Che aggiunge: «Noto che questo tipo di azioni e di imbrattamenti avvengono sempre attorno al 25 aprile. E ciò non ci piace. Come non ci piacciono certe prese di posizione (in questo caso l’allusione è agli interventi del consigliere regionale Rodolfo Ziberna, ndr) contrarie a questa importante ricorrenza».
Intanto, oggi si svolgerà la cerimonia al Lapidario che assume un’importanza ancora maggiore dopo che ignoti, nella notte fra lunedì e martedì scorso, scrissero con lo spray rosso “Fasci in foiba” e disegnarono la falce e il martello sopra i nominativi degli infoibati. Un’azione senza precedenti e che suscitò quasi istantaneamente un coro di reazioni negative e di condanna. Verrà deposta alle 17.30 una corona da parte delle autorità «per onorare la memoria dei deportati in Jugoslavia - si legge in una breve nota - a guerra finita. L'Arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli celebrerà la messa in suffragio per gli scomparsi alle 18.30 nella chiesa del Sacro Cuore.
Intanto, sull’argomento interviene Roberto Criscitiello, segretario provinciale di Rifondazione comunista. Conferma che «il simbolo della falce e del martello sul monumento del parco della Rimembranza è capovolto, come tracciato da chi si identifica con la quarta internazionale: ma se l’autore fosse una persona così attenta a dare questo messaggio di appartenenza, come avrebbe potuto disegnare storto il manico della falce? Potremmo trovarci di fronte a un caso di analfabetismo politico, ma forse dovremmo cercare molto lontano da quel simbolo l’autore del gesto. La verità è che molti cercano di far salire la tensione a Gorizia, da molti mesi ormai sulla questione dei richiedenti asilo, e ultimamente con il grande risalto che si dà da più parti a questa manifestazione di celebrazione della guerra del 23 maggio».
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