Cerani sbarca in Slovenia«Riempirò gli Usa di bottiglie di Radenska»
Confessa di aver sborsato poco denaro per la Kolonel «L’ho presa con 800 milioni di debiti, ma la rilancerò»

«Sa cosa ordinano gli americani quando vogliono un’acqua minerale? Chiedono semplicemente: una San Pellegrino. Una bottiglia costa cinque dollari e negli States si vendono un miliardo di bottiglie all’anno. Ora punto a far concorrenza alla San Pellegrino e a invadere gli Stati Uniti di Radenska».
A Trieste la Radenska, seppur generalmente apprezzata, è sempre stata considerata l’acqua minerale dell’altro, cioé l’acqua slovena. Fa una certa impressione sapere che lunedì è divenuta proprietà di un triestino, Pierpaolo Cerani, che l’ha acquistata assieme a una grossa fetta di un colosso dell’economia slovena: la Kolonel, una holding proprietaria di marchi di acque minerali (Radenska), succhi di frutta (Fructal) e birre (Union e Lasko), supermercati (Mercator) e giornali (Delo e Vecer).
Ieri in tarda mattinata Cerani era nel suo studio di presidente della Diaco, l’azienda di apparecchiature bio-medicali di via Flavia, in attesa di partire per Lubiana per spiegare l’operazione a rappresentanti del Governo sloveno.
Cerani, quant’è costata la Kolonel?
Il Gruppo Kolonel ha un fatturato annuo di 3,3 miliardi di euro e conta 22 mila dipendenti, di cui 16 mila in Slovenia. Il suo valore è stimato in un miliardo e 400 milioni di euro.
Dunque dietro a lei c’è qualche grande banca o qualche potente fondo d’investimento?
Ho letto che dietro di me vi sarebbe una finanziaria americana. Niente di più ridicolo, tutta l’operazione è stata condotta da Iniziative generali 96 che è la holding delle mie società italiane. Sono stato assistito da due avvocati: Giorgio Spanio e Davide Rubino dello studio di Padova della Pirola-Pennuto-Zei che sono i miei advisor legali e finanziari.
Dove ha trovato tutta la liquidità necessaria per acquisire addirittura un pilastro dell’economia di uno Stato?
In realtà c’è stato bisogno di ben pochi liquidi perché c’è stata da parte mia l’assunzione di una posizione debitoria molto importante. Va detto infatti che il Gruppo Kolonel ha un indebitamento fortissimo: soltanto con il sistema finanziario di ben 800 milioni. Diciamo che tutta l’operazione, concretizzatasi dopo una trattativa di tre mesi, è nata un po’ per caso: io tratto acque sotto altre forme, mi occupo infatti di fleboclisi, ma ho sempre avuto anche una predilezione per la Radenska. Quando mi sono informato sulla possibilità di acquistarla sono venuta a conoscenza della difficile situazione della Kolonel: da cosa è nata cosa.
Non è un’operazione rischiosa?
Ho capito che era un’occasione imperdibile per un’operazione con molti margini di riuscita. Si tratta di marchi prestigiosi e di prodotti di altissima qualità che per quanto riguarda l’acqua minerale, le birre, i succhi di frutta coprono il 90 per cento del mercato sloveno. Si tratta di moltiplicare le esportazioni e di vendere questi prodotti in tutto il mondo: la Radenska oggi conosciuta solo in Friuli Venezia Giulia e in Veneto soprattutto in America, i succhi di frutti Fructal in tutta Europa. E logicamente rafforzare le importazioni di tutti questi prodotti in Italia.
Dov’è la sede di Kolonel?
A Maribor, ma penso che la trasferirò a Lubiana.
E lei che diventa amministratore unico di Kolonel si trasferirà a Lubiana?
Io resto ad abitare a Trieste che considero la più bella città del mondo, per Lubiana c’è mezz’ora di macchina. Credo che nel 2009 non c’è da fare molta differenza tra Italia e Slovenia: è Europa e basta, anche se con questa operazione credo di aver dato lustro al mio Paese. A Lubiana insedierò qualche mio collaboratore italiano e sto studiando delle sinergie per innescare occupazione anche a livello triestino.
Quali sono dunque gli obiettivi più immediati?
Entro un mese sarà pronto il progetto industriale completo, mentre già sabato in una conferenza stampa a Lubiana verranno illustrati tutti i dettagli dell’operazione. Le linee guida saranno comunque quelle di sviluppare i business internazionali portando questi marchi e le produzioni slovene in tutto il mondo, e inoltre mantenere tutti i posti di lavoro.
Anche per quanto concerne i due principali quotidiani sloveni, il Delo e il Vecer di cui diventa proprietario?
Il Delo ha 499 dipendenti, di cui mi pare 400 giornalisti, ma fa 5 milioni di utili. Il Vecer ha 280 dipendenti. Salvaguarderò anche questi posti e soprattutto lascerò massima indipendenza ai direttori e ai redattori.
Qual è la quota di Kolonel che ha acquisito?
Una quota di controllo (i giornali sloveni parlano del 30 per cento, ndr.), anche se mi riservo di valutare l’acqusizione del 100 per cento. Per il momento Bosko Srot, l’ex proprietario, rimane come socio non operativo.
Cerani lei sa lo sloveno?
No, ma adesso mi metto a studiarlo
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