Centro per immigrati di Gradisca. Un contagiato e 33 in isolamento
I dati della Protezione civile risentono del villaggio di quarantena allestito all’esterno di Cpr e Cara
Tre richiedenti asilo mentre stanno rientrando al Cara di Gradisca d’Isonzo
GRADISCA Un nuovo caso di contagio da Covid-19 a Gradisca d’Isonzo – il numero 17 in città dall’inizio dell’emergenza – ed una clamorosa “esplosione” del dato relativo alle quarantene, addirittura 33.
Gli ultimi report incrociati di Protezione civile regionale ed Asugi in queste ore hanno fatto sobbalzare sulla poltrona più di qualcuno. E di certo hanno fatto trasalire il sindaco della cittadina isontina, Linda Tomasinsig. Sin troppo lampante, infatti, che dati così clamorosi non potessero che essere legati a doppio filo alla situazione all’interno del centro immigrati di Gradisca d’Isonzo. Ma per una volta a finire sotto i riflettori della cronaca non sono né il Cpr né il Cara, bensì il neonato “villaggio delle quarantene” allestito anch’esso nel perimetro dell’ex caserma “Ugo Polonio” per fare temporaneamente fronte all’emergenza-rintracciamento nelle province di Gorizia e Trieste di migranti provenienti dalla Rotta Balcanica. Due campi distinti da 30 posti l’uno per un totale di 60, che sorgono l’uno – con container abitativi prefabbricati – in priossimità del centro per richiedenti asilo, e l’altro – costituito da tendoni azzurri del Ministero dell’Interno – sul versante del “carcere per migranti”.
È in questa seconda struttura provvisoria che il Covid-19 si è improvvisamente appalesato. La trentina di ospiti, a quanto si apprende, stava concludendo il periodo di quarantena precauzionale cui era stato sottoposto dopo il ritrovamento. Proprio per certificarne lo stato di buona salute e consentirne il trasferimento in altre strutture di accoglienza (il Cara vero e proprio, il Nazareno di Gorizia, ma anche fuori provincia) in 33 sono stati sottoposti al test del tampone. L’esito? Un migrante asintomatico è risultato positivo ed è stato posto immediatamente in isolamento nella “zona blu” del Cpr, ala attualmente inagibile come struttura detentiva ma già utilizzata per isolare i casi positivi riscontrati al Cpr. Per le restanti 32 persone facenti parte del gruppo del contagiato, invece, si è di fatto “azzerata” la quarantena svolta sino a quel momento. Per loro, pur negativi, l’isolamento preventivo nei tendoni ricomincia daccapo per altri 14 giorni. E “compare” ufficialmente nel conteggio di Asugi e Protezione Civile, sballando i conteggi relativi a Gradisca.
Il sindaco Linda Tomasinsig, ottenute informazioni sull’accaduto, ieri ha immediatamente inteso visitare l’ex caserma Polonio assieme alla Garante comunale per i diritti dele persone recluse, Giovanna Corbatto. «Ho finalmente potuto vedere con i miei occhi il cosiddetto Campo quarantene, che di fatto è al momento la terza struttura per migranti sul nostro territorio – commenta –. Ho ricevuto rassicurazioni dai rappresentanti della Prefettura e dall’ente gestore che non ci sono contatti fra i due distinti “villaggi” di isolamento e il Cara o il Cpr. Il personale che assiste i migranti o le forze dell’ordine sono dotati di tutte le precauzioni. Mi sento di rassicurare la cittadinanza in merito ai pur comprensibili timori suI rischi di diffusione del contagio».
Esaurita la premessa, però, il giudizio di Tomasinsig è severo: «Ho visto una situazione di grande precarietà e molto difficile da gestire: i 60 asilanti del “Campo quarantene” si aggiungono ai 180 del Cara ed ai 45 irregolari trattenuti al Cpr: poco meno di 300 persone, con un impatto preoccupante per il nostro territorio, tantopiù con l’epidemia in atto. Non debbono essere create le situazioni affinché questa situazione emergenziale si tramuti in qualcosa di più definitivo, come già avvenuto in passato (Gradisca in passato ospito’sino a 700 migrati ndr). Non ci stiamo». —
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