«Centro diurno, non si chiude»: Il suo futuro rimane un mistero

Discussione in aula sul destino della struttura gestita da San Martino al Campo L’assessore Grilli: «Sarà rimodulata». Resta però il silenzio sulle nuove funzioni
Foto BRUNI 08.07..2019 Consiglio comunale--Grilli e Polidori
Foto BRUNI 08.07..2019 Consiglio comunale--Grilli e Polidori

TRIESTE. Il Centro diurno di via Udine, parola dell’assessore al welfare Carlo Grilli, non chiuderà ma cambierà funzione. Quale? La domanda, al momento, rimane senza risposta. Nulla trapela di più, neanche al termine della discussione serale in aula. Dopo settimane di polemiche, dubbi, domande e smentite, in Consiglio comunale è riesploso ieri, lunedì 8 luglio, il dibattito sul futuro della struttura per persone bisognose gestita dalla Comunità di San Martino al Campo.

Il tema è stato sollevato dalla consigliera comunale e segretaria provinciale del Pd Laura Famulari, che ha chiesto all’aula di esprimersi contro la chiusura del centro, facendosi portavoce di tale istanza davanti alla giunta. Famulari ha motivato così la richiesta: «La Fondazione CRTrieste è stata perentoria e il Centro diurno è un fiore all’occhiello della città, ancora più importante d’inverno, quando fuori fa freddo».

La dem ha inoltre riaperto la questione dell’edificio di via Gozzi 7, che al momento è inutilizzato e che la stessa Famulari, quando ricopriva il referato al welfare nella precedente amministrazione Cosolini, aveva pensato di destinare al sociale in sintonia con la Fondazione CRTrieste.

Grilli ha risposto così: «Il Centro diurno non chiuderà ma sarà rimodulato. La struttura ha profondamente cambiato la propria funzione e mi è di conseguenza sembrato corretto ridiscuterne alla luce dei dati. Questi ci dicono che la maggior parte dell’utenza è oggi rappresentata da migranti. Per il resto, nessuno lascia la presa sui senza fissa dimora. Invito pertanto Famulari a ritirare la mozione perché non esiste progetto di chiusura».

Sull’edificio di via Gozzi Grilli ha aggiunto: «Non c’è la volontà politica di tenerlo chiuso. La situazione attuale è dettata da un problema tecnico che è subentrato. A breve capiremo che cosa farne». La mozione del Pd è stata respinta alla fine dalla maggioranza. Il dato politico è però un altro. Se il centro di via Udine rimane aperto, come cambierà le sue funzioni? La risposta a tale domanda ieri in aula non è arrivata. Quel che è certo è che l’opzione iniziale di riconvertire la struttura dedicandola al disagio giovanile è completamente sparita dal dibattito.

In apertura dei lavori l’aula ha approvato l’assestamento generale di bilancio (valido sia per l’anno in corso sia per il triennio 2019-2021) che le amministrazioni devono redigere entro il 31 luglio di ogni anno.

Si è inaugurata così la gestione leghista del tesoretto pubblico. Il neoassessore al Bilancio Paolo Polidori ha spiegato che «gli equilibri sono garantiti ed è confermata la piena operatività dell’ente, con una dotazione degli accantonamenti per i crediti di dubbia esigibilità che rispetta le soglie previste dalla stessa norma».

Il vicesindaco ha quindi fornito alcuni numeri. Per l’anno in corso l’accantonamento di bilancio previsto è di poco più di otto milioni e 200 mila euro. Il Comune ha maggiori entrate correnti per più di 4 milioni e 300 mila euro, che saranno interamente utilizzati per gli stanziamenti dell’anno. In particolare è stata evidenziata una manovra a favore della Fondazione Teatro Verdi, che consiste nell’applicazione di un avanzo di circa due milioni in parte corrente e di più di un milione sul fronte degli investimenti.


 

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