«Centrale Fianona 3, Zagabria vuole negarci il diritto di decidere»

Da Demetlika a Radin, coro di no dei politici e amministratori locali al progetto di ampliamento in vista del referendum consultivo: l’esito andrà rispettato

ALBONA. «Lo Stato vuol fregarci nuovamente dopo la Fianona I e la Fianona II per cui è ora di impedire assolutamente che ci sia una terza volta, poichè c'è di mezzo la salute nostra e dei nostri figli». Con queste parole pronunciate dal sindaco Tulio Demetlika all'assemblea consultiva della Regione istriana sul combustibile della futura centrale elettrica Fianona III, si può sintetizzare la posizione della stragrande maggioranza degli Istriani in merito all'argomento, emersa nei vari sondaggi. E poi una pesante stoccata dello stesso Demetlika nei confronti del potere centrale: «Venticinque anni fa, alla nascita della Croazia sovrana e indipendente ci eravamo illusi che né Belgrado, né Zagabria avrebbero più deciso dei nostri destini. Ora vediamo che lo Stato vuole imporci il carbone nel nostro cortile negando agli Istriani il sacrosanto diritto di decidere su una questione di vitale importanza».

Sulla stessa linea il breve ma pesante intervento del deputato italiano Furio Radin. «Il tempo sta per scadere ha detto, bisogna assolutamente dire “no” alla lobby del carbone che è pronta a sacrificare la nostra salute sull'altare del guadagno». «Diciamo “no” - così ancora Radin - dapprima al referendum del 29 marzo prossimo, e se non basterà, dovremo scendere nelle piazze per far sentire la nostra voce». Dal canto suo il presidente della Regione Valter Flego ha annunciato che combattere con ogni mezzo affinchè il risultato del referendum consultivo di domenica prossima nelle cinque municipalità dell'albonese venga rispettato da Zagabria. All'assemblea cui hanno partecipato funzionari regionali, sindaci e altri amministratori locali, ambientalisti e cittadini interessanti sono stati riportati alcuni inquietanti dati basati su elaborati e ricerche scientifiche sull'impatto dell'eventuale centrale a carbone di 500 Megawatt di potenza quali l'emissione nell'atmosfera di 300 tonnellate di diossido di carbonio all'ora, su base annua 17 morti nell'area centrale per varie malattie, la perdita di 3.900 giornate di lavoro, danni ecologici per 125 milioni di euro all'anno e aumento di 40 milioni di euro per l'assisteza sanitaria della popolazione. E l'alternativa al carbone c'è, è stato ribadito, è il gas che passa sotto il naso lungo il metanodotto Pola–Karlovac. (p.r)

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