Centrale A2A, carbone sotto accusa

Bianchi: «Storia parallela a quella della Ferriera». Vescovini paga un’indagine sugli effetti ambientali
Di Giuseppe Palladini

Centrale A2A sul banco degli imputati, ieri pomeriggio al Palaveneto, nel convegno “Dal carbone alle rinnovabili: un passaggio verso la salute”, organizzato dal Collettivo difesa litorale carsico e da “Bisiacaria in movimento”. Impianto sotto accusa, dunque, sia sul piano della salute sia su quello della produzione di energia elettrica e degli effetti sull’ambiente. Condividendo l’impegno degli organizzatori, in apertura il sindaco Silvia Altran ha affermato che «Monfalcone ospita la centrale da troppi anni, ha visto vari ampliamenti, ma è stato trascurato l’aspetto della salute. Bisogna discutere su cosa vogliamo fare e su chi lo può fare - ha aggiunto - anche se l’autorizzazione integrata ambientale è valida fino al 2017 e di recente ci sono nuove proposte di A2A». Nell’ultimo anno, ha ricordato ancora Altran si è riusciti a mettere in piedi il tavolo ambientale, che ha già ottenuto l’installazione di centraline attraverso l’accordo tra A2A e Arpa.

Il nodo salute ha tenuto banco nella prima parte dell’incontro. «La storia della centrale - ha affermato Claudio Bianchi, presidente provinciale della Lega per la lotta ai tumori - è lunga 50 anni, un lungo periodo costellato di menzogne. La centrale - ha proseguito - è un problema regionale e nazionale. E in regione la sua storia del suo inquinamento è parallela a quella della Ferriera di Servola e dello stabilimento chimico di Torviscosa. Tre storie che vanno avanti da troppo tempo».

Parlando di sostanze cancerogene presenti nell’inquinamento atmosferico, Bianchi ha rimarcato che la maggior parte di essere va in circolo nell’intero organismo, e quindi causano tumori non solo nei polmoni. Effetti che Bianchi ha dimostrato presentando diversi lavori scientifici. Nel suo intervento Bianchi ha in qualche modo sviluppato quanto in precedenza esposto da Marijan Nabergoj, specialista in pneumologia e in medicina del lavoro, che ha analizzato gli effetti dell’inquinamento sull’apparato respiratorio.

«La centrale a carbone - ha affermato Nabergoj - produce 67 sostanze inquinanti, fra le quali 24 che è dimostrato sono cancerogene». Parlando di dimensioni degli inquinanti, lo specialista ha ricordato che le particelle più grandi delle pm10 vengono “bloccate” dai polmoni, mentre tutte quelle più piccole entrano in profondità negli alveoli e si diffondono nei diversi organi del corpo. «Le nanoparticelle - ha ribadito - entrano all’80% nel circolo sanguigno, e nel giro di dure ore raggiungono tutto il corpo».

Contro la centrale si è scagliato in particolare Alessandro Vescovini, imprenditore e presidente della Sbe. «A Monfalcone non c’è mai stato un fronte unito - ha rilevato -. Non si vede una fine all’attività della centrale, ci parlano di carbone pulito, una nuova frontiera che non riusciamo a cogliere. Non c’è nessuna pianficazione - ha aggiunto - e negli anni non c’è stata una grande opposizione a un impianto che fa male alla salute».

Dopo anni che si insiste sui controlli al camino, «finalmente - ha proseguito Vescovini - saranno installate centraline in tutto l’Isontino, anche se come sempre si individuano i controlli nel modo più comodo ai produttori».

Il presidente della Sbe ha poi annunciato di aver commissionato, a proprie spese, a un’importante Università del Nord Italia il monitoraggio dell’inquinamento della centrale e lo studio dell’accumulo biochemico degli inquinanti in una dozzina di aree. «Quando renderemo pubblici i dati - ha sottolineato - mi auguro che parta uno studio finanziato dalla Regione».

Sulle fonti per la produzione di energia si è infine soffermato il biologo, Federico Grim, consulente per industrie e tribunali nella cause ambientali. «A Monfalcone - ha spiegato - il carbone è usato solo per incassare contributi Cip 6, nati per favorire le rinnovabili e che ci ritroviamo nelle bollette». In realtà, ha detto, non abbiamo bisogno di più centrali, perchè la potenza in Italia è doppia rispetto alla massima domanda registrata nell’estate 2007.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo