Centrale A2A a metano e idrogeno: via libera da Roma alla riconversione

Parere favorevole alla Via dal ministro della Transizione ecologica Cingolani di concerto con quello alla Cultura Franceschini

Giulio Garau

MONFALCONE. Da Roma è arrivato un «giudizio positivo di compatibilità ambientale» per il progetto di riconversione a gas metano della centrale termoelettrica A2A di Monfalcone che ora funziona a carbone. È un parere importante quello che arriva dal ministero, si tratta della Via (Valutazione di impatto ambientale) firmata dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani «di concerto» con quello della Cultura e beni ambientali Dario Franceschini.

A2A ha 5 anni di tempo per realizzare la nuova centrale che sarà molto più ridotta da quella attuale (3 ettari di superficie contro gli attuali 19) e ci sarà anche minor impatto paesaggistico visto che sarà anche demolita la ciminiera alta 150 metri. Ma soprattutto Monfalcone, ed ecco anche perché il via libera, diventerà una delle città chiave per la transizione ecologica: la centrale sarà infatti sede della sperimentazione di un processo misto (in termini tecnici blending) che integrerà l’attività produttiva a metano con quella a idrogeno.

Sarà la Snam, grazie a un accordo firmato nel 2020 con A2A con l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 (un programma nazionale) a portare già miscelato l’idrogeno (al 30% per ora) negli stessi tubi del metano. Ma la cosa che forse non tutti sanno è che quasi certamente questa miscela arriverà anche nelle case dove ci sono le caldaie a metano che dovranno essere “ritarate” in modo semplice per questo nuovo mix (come avviene ora per regolare aria/gas).

Un progetto energetico che in queste settimane assume un grande rilievo, soprattutto dopo le notizie sulla crisi energetica con il rischio di aumenti delle bollette sino al 40%. Si tratta, certo, di una crisi strutturale, momentanea, una tempesta economica perfetta (che arriva da lontano dal Sud America che a causa della siccità ha iniziato a bruciare metano visto il vuoto nelle centrali idroelettriche oltre che dalla Cina che consuma sempre di più) ma che ha fatto suonare il campanello di allarme in Italia, un paese che dipende come pochi altri dall’estero per approvvigionamento di energia.

Questo sì da Roma comunque non è un via libera definitivo. Il Ministero della transizione ecologica ha dato parere favorevole al Via dopo l’istanza autorizzativa presentata da A2A per il ciclo combinato nel dicembre 2019. Ora entra in gioco un altro strumento che alla fine viene sempre gestito dal ministero: la conferenza dei servizi dove confluiscono tutti i pareri degli enti e delle amministrazioni interessati dal progetto della centrale. A valle di questo Via infatti sarà riaperta (si era aperta all’avvio dell’istanza a dicembre 2019 ma poi è stata chiusa in attesa del Via) per giungere all’Autorizzazione unica.

Da adesso infatti dovranno passare altri 75 giorni, durante i quali la conferenza dei servizi dovrà raccogliere ulteriori pareri. Soltanto alla fine del percorso, se tutto si concluderà positivamente (ricorsi permettendo) ci sarà il decreto di Autorizzazione unica definitiva. —

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