Centrale a biomasse, esposto in Procura

Contrarietà netta all’ubicazione delle due centrali a biomasse («Sono vicine alle case, in pieno centro abitato»). Dubbi sulla proprietà. Deroghe discutibili.
Questi gli elementi fondanti della nuova segnalazione alla Procura della Repubblica redatta dal comitato Nobiomasse che si oppone alla realizzazione delle due centrali di via Trieste e di quella che nascerà, in un secondo momento, a ridosso della linea ferroviaria.
Punti interrogativi
sul “trust”
«Rivolgendosi alla Procura della Repubblica, il comitato - spiega la portavoce Martina Luciani - ha segnalato che la società Rail Service, da agosto 2014, appartiene per il 99,6 % ad un trust e non è dato di sapere a chi sia riconducibile. Questo tipo di meccanismo costituisce un problema di trasparenza nei rapporti tra investitori privati e pubbliche amministrazioni sul quale Consiglio dei Ministri è recentemente intervenuto, prevedendo l’istituzione del “Registro dei titolari effettivi di persone giuridiche e trust”, in attuazione della direttiva europea in materia di antiriciclaggio. Lo stesso Consiglio comunale si era posto il problema di chi fosse l’investitore effettivo, in particolare quando si valutava l’entità del finanziamento privato per l’intero progetto industriale, quantificato secondo le notizie stampa in 12 milioni di euro per i tre impianti previsti tra i quartieri di Sant’Anna, Sant’Andrea e Campagnuzza. Il Comitato ha scritto al Procuratore della Repubblica chiedendo un incontro, senza per ora ottenere risposta».
La questione
delle proroghe
La segnalazione prende, poi, spunto dalle proroghe richieste da Rail Service rispetto le date di inizio e fine lavori della centrale sud e della centrale nord, osservando anche che le motivazioni indicate nelle istanze di proroga «non corrispondevano alle ipotesi espressamente previste dalla legge, né le rispettive proroghe concesse dal dirigente dell’amministrazione provinciale contenevano valutazione delle motivazioni addotte, ai sensi dell’articolo 3 della legge 241/1990. Per la centrale Sud la motivazione riguarda le difficoltà economiche che hanno costretto il proponente ad uno slittamento dei termini per la realizzazione delle opere. Per la centrale Nord, la motivazione riguarda la mancata attivazione dei registri per l’accesso agli incentivi previsti per la produzione di energia da fonti rinnovabili».
Parallelamente, il Comitato intende nuovamente sollecitare la Direzione centrale ambiente energia della Regione Friuli Venezia Giulia, dopo lo scioglimento delle Province e il passaggio delle relative competenze in materia ambientale alla Regione.
Il silenzio
della politica
Ma al di là dell’aspetto squisitamente tecnico, ce n’è uno di carattere politico. Il Comitato sottolinea, infatti, «l’inequivocabile presa di distanza sul problema da parte delle forze politiche locali e dei candidati sindaci, alcuni dei quali perfettamente edotti della problematica. Senza risposta la domanda su quale sarà l’assetto, la visione, il sogno di Gorizia futura: le attività imprenditoriali industriali si faranno dove capita nel contesto urbano o verranno dislocate nella zona industriale? L’utilità sociale - conclude Martina Luciani - e il limite ecologico dell’iniziativa imprenditoriale sono pre-requisiti nel bilanciamento degli interessi in gioco da parte della futura amministrazione comunale o no? La pretesa di tutela degli interessi e dei diritti dei cittadini ricade nelle incombenze degli eletti o rimane in capo ai comitati e movimenti civici?» Domande che attendono ancora una risposta possibilmente chiara e motivata.
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