Centomila per il Papa in Romania: «Dovete superare le divisioni»

Nel cuore della Transilvania dove vive la minoranza magiara il Pontefice è giunto in macchina anziché in elicottero a causa del maltempo sui Carpazi
Pope Francis waves as he arrives for a meeting with the youth and with the families on the square in front of the Palace of Culture in Iasi, Romania, 01 June 2019. The pontiff visit takes place 20 years after Pope St. John Paul II's historic visit to Romania, having the motto 'Let's Walk Together'. ANSA/ETTORE FERRARI
Pope Francis waves as he arrives for a meeting with the youth and with the families on the square in front of the Palace of Culture in Iasi, Romania, 01 June 2019. The pontiff visit takes place 20 years after Pope St. John Paul II's historic visit to Romania, having the motto 'Let's Walk Together'. ANSA/ETTORE FERRARI

BELGRADO Un messaggio pensato per la Romania e le sue minoranze, spesso fonte di tensione. Ma che, come sempre, può essere letto a più ampio raggio. È quello lanciato ieri da Papa Francesco davanti a centomila fedeli, al suo secondo giorno in terra romena. Era l’appuntamento più atteso del suo viaggio di tre giorni nel Paese, quello al santuario di Sumuleu-Ciuc, Csiksomlyo in ungherese, nel cuore delle terre abitate dalla minoranza magiara, nel cuore della Transilvania.

Sarebbe dovuto arrivarci in elicottero, Francesco, sorvolando i Carpazi, ma è stato costretto a ripiegare su un viaggio di tre ore in auto, a causa del maltempo. Luoghi che, anche nel recente passato, sono state terreno di aspri scontri politici per l’autonomia e di dispute diplomatiche tra Bucarest e Budapest. Ma bisogna guardare avanti, ha esortato Francesco parlando a una folla di persone infradiciate, intantissimi arrivati a piedi, molti con la bandiera azzurra degli székely magiari-romeni, altri con quella ungherese, tanti con i costumi tradizionali, la maggior parte con gli ombrelli aperti per proteggersi dalla pioggia, molti giunti anche dall’Ungheria e dalla Polonia. Nella moltitudine, anche personaggi politici di rilievo, come la premier romena Dancila, il presidente magiaro Ader, il vicepremier ungherese Semjen, uomo di fiducia di Orban.

Davanti a loro, il Papa ha ammonito che le «complesse e tristi vicende del passato non vanno dimenticate o negate, ma non possono nemmeno costituire un ostacolo o un alibi per impedire una agognata convivenza fraterna». «Non ci lasciamo rubare il valore della fraternità dalle voci e dalle ferite che alimentano la divisione e la frammentazione», ha aggiunto, ricordando di parlare anche a «fedeli di altre confessioni», in un luogo che è «simbolo di dialogo, unità e fraternità». Bisogna «camminare insieme», ha sottolineato, incoraggiando a «trasformare vecchi e attuali rancori e diffidenze in nuove opportunità per la comunione» tra esseri umani.

Ma Francesco ha parlato anche d’altro, nel suo pellegrinaggio all’insegna dell’ecumenismo in Romania. Ha ricordato che è necessario, per chi crede e chi no, «lottare perché quelli che ieri erano rimasti indietro diventino i protagonisti del domani e i protagonisti di oggi non siano lasciati indietro domani».

Parole che fanno il paio con quelle pronunciate venerdì, al suo arrivo a Bucarest, dove aveva rimarcato che «quanto più una società prende a cuore la sorte dei più svantaggiati, tanto più può dirsi veramente civile», unica via – secondo il pontefice – per costruire una «società inclusiva», che non escluda «poveri, ultimi», spesso stranieri. Stranieri come sono anche i romeni emigrati a milioni «per cercare nuove opportunità di lavoro e di vita dignitosa».

A loro «rendo omaggio», aveva detto Francesco, lodandoli per l’arricchimento che portano «ai Paesi in cui sono emigrati. Francesco è poi volato a Iasi, accolto da decine di migliaia di fedeli. —


 

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