Centomila per il Papa in Romania: «Dovete superare le divisioni»
BELGRADO Un messaggio pensato per la Romania e le sue minoranze, spesso fonte di tensione. Ma che, come sempre, può essere letto a più ampio raggio. È quello lanciato ieri da Papa Francesco davanti a centomila fedeli, al suo secondo giorno in terra romena. Era l’appuntamento più atteso del suo viaggio di tre giorni nel Paese, quello al santuario di Sumuleu-Ciuc, Csiksomlyo in ungherese, nel cuore delle terre abitate dalla minoranza magiara, nel cuore della Transilvania.
Sarebbe dovuto arrivarci in elicottero, Francesco, sorvolando i Carpazi, ma è stato costretto a ripiegare su un viaggio di tre ore in auto, a causa del maltempo. Luoghi che, anche nel recente passato, sono state terreno di aspri scontri politici per l’autonomia e di dispute diplomatiche tra Bucarest e Budapest. Ma bisogna guardare avanti, ha esortato Francesco parlando a una folla di persone infradiciate, intantissimi arrivati a piedi, molti con la bandiera azzurra degli székely magiari-romeni, altri con quella ungherese, tanti con i costumi tradizionali, la maggior parte con gli ombrelli aperti per proteggersi dalla pioggia, molti giunti anche dall’Ungheria e dalla Polonia. Nella moltitudine, anche personaggi politici di rilievo, come la premier romena Dancila, il presidente magiaro Ader, il vicepremier ungherese Semjen, uomo di fiducia di Orban.
Davanti a loro, il Papa ha ammonito che le «complesse e tristi vicende del passato non vanno dimenticate o negate, ma non possono nemmeno costituire un ostacolo o un alibi per impedire una agognata convivenza fraterna». «Non ci lasciamo rubare il valore della fraternità dalle voci e dalle ferite che alimentano la divisione e la frammentazione», ha aggiunto, ricordando di parlare anche a «fedeli di altre confessioni», in un luogo che è «simbolo di dialogo, unità e fraternità». Bisogna «camminare insieme», ha sottolineato, incoraggiando a «trasformare vecchi e attuali rancori e diffidenze in nuove opportunità per la comunione» tra esseri umani.
Ma Francesco ha parlato anche d’altro, nel suo pellegrinaggio all’insegna dell’ecumenismo in Romania. Ha ricordato che è necessario, per chi crede e chi no, «lottare perché quelli che ieri erano rimasti indietro diventino i protagonisti del domani e i protagonisti di oggi non siano lasciati indietro domani».
Parole che fanno il paio con quelle pronunciate venerdì, al suo arrivo a Bucarest, dove aveva rimarcato che «quanto più una società prende a cuore la sorte dei più svantaggiati, tanto più può dirsi veramente civile», unica via – secondo il pontefice – per costruire una «società inclusiva», che non escluda «poveri, ultimi», spesso stranieri. Stranieri come sono anche i romeni emigrati a milioni «per cercare nuove opportunità di lavoro e di vita dignitosa».
A loro «rendo omaggio», aveva detto Francesco, lodandoli per l’arricchimento che portano «ai Paesi in cui sono emigrati. Francesco è poi volato a Iasi, accolto da decine di migliaia di fedeli. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo