Cento laboratori in Fvg al lavoro sui test sierologici
TRIESTE Ci stanno lavorando in tanti sui test sierologici. L’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi fa sapere che in Friuli Venezia Giulia sono un centinaio i laboratori impegnati a trovare la soluzione per fornire un quadro epidemiologico più chiaro della propagazione del virus. Con l’obiettivo di rendere più sicuro il ritorno alle attività lavorative nelle fabbriche e negli uffici. Ma la seconda informazione che dà la Regione, confermando le parole del giorno prima del governatore Massimiliano Fedriga, è che, sul tema, non c’è la volontà di rischiare la fuga in avanti.
E pazienza se altrove si dicono pronti a partire. Come in Lombardia, dove è annunciato il test con il prelievo del sangue a partire dal 21 aprile, con pronta risposta del sindaco di Milano Giuseppe Sala, che si era sentito tagliato fuori e ha lanciato la stessa iniziativa sui 4mila conducenti del Tpl cittadino, d’intesa con l’ospedale Sacco. E c’è anche la Toscana, che con il presidente della Regione Enrico Rossi ha messo in cantiere il test su 400mila persone, con via prioritaria per i lavoratori della sanità e ospiti e operatori delle Rsa.
Fedriga, martedì, ha parlato a sua volta di uno screening su sanitari e forze dell’ordine, ma ha evitato di entrare nel merito dei tempi. Certo, c’è massima fiducia che possa accadere a breve, ma senza una validazione di carattere scientifico la Regione non darà il via all’operazione.
Una linea che la direzione regionale della Salute, puntualizza Riccardi, ha già riassunto in un documento inviato a medici, sindacati, dipartimenti di prevenzione e categorie economiche.
Il testo, predisposto dal gruppo tecnico composto dai rappresentanti dei medici del lavoro delle Aziende sanitarie e dell'Istituto universitario di Trieste, contiene indicazioni sui test diagnostici per il coronavirus negli ambienti lavorativi, ma già in premessa chiarisce che «in questa fase i test sierologici, come indicato dal ministero della Salute, necessitano di ulteriori evidenze sulle loro performance e utilità operativa». Per questo motivo, al momento, rimane «insostituibile per la diagnosi certa di infezione in atto da Covid-19 il test molecolare basato sull'identificazione di Rna virale dai tamponi nasofaringei».
E dunque, qualsiasi risultato frutto di un protocollo non validato «non ha alcuna utilità per consentire ai lavoratori l'ingresso o meno nel luogo di lavoro, in quanto non è segno di immunità all'infezione, ma eventualmente di contatto con il coronavirus». E pure le strutture private autorizzate nella branca specialistica di medicina di laboratorio «attualmente non possono effettuare tali test».
Dopo di che la speranza è che qualcuno dei cento gruppi di ricerca in campo possa arrivare presto alla meta. Sarà a quel punto «cura dell’amministrazione comunicare l'avvenuta validazione degli esami sierologici da parte dei competenti organi istituzionali, nonché la predisposizione dei percorsi appropriati da garantire a livello regionale». —
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